Stefano Giulianelli, Pdcs: “Rating Fitch conferma l’Outlook stabile di San Marino”

23/02/2023

In data 10 febbraio 2023, l’agenzia internazionale di rating Fitch ha diffuso l’ultimo rapporto di valutazione sull’economia sammarinese, confermando il rating di San Marino a “BB” e mantenendo l’outlook stabile.
Sia la Segreteria di Stato alle Finanze sia le forze di maggioranza hanno espresso soddisfazione per gli indicatori positivi che hanno contribuito a tale risultato: il rating “BB” di San Marino è infatti supportato da livelli di ricchezza elevati con il PIL pro capite più vicino alla mediana “AAA” che alla mediana “BB”. Il rating beneficia anche di un settore delle esportazioni resiliente e di una bilancia dei pagamenti netta positiva, nonché di un sistema politico stabile.
Sebbene i dati di contabilità nazionale per il 2021 non fossero ancora disponibili, Fitch ha stimato una crescita del PIL del 5,0%, grazie agli indicatori relativi alla produzione industriale, all’andamento del mercato del lavoro, al gettito fiscale e alle presenze turistiche.
L’economia sammarinese si era contratta del 6,6% nel 2020, registrando risultati molto migliori rispetto alla crisi finanziaria globale (-10,1% nel 2009) e migliori dell’economia italiana (-9,0% nel 2020).
Il rating, tuttavia, è appesantito da un elevato onere del debito, da un settore bancario ampio e scarsamente capitalizzato, dalle dimensioni molto ridotte del tessuto economico nonché da un basso potenziale di crescita della produzione industriale.
Come normale che sia, le forze di opposizione hanno enfatizzato maggiormente le criticità rilevate da Fitch rispetto agli indicatori positivi.
Come spesso accade però, nel tentativo di ridimensionare e sminuire i risultati raggiunti (non da un partito o da una maggioranza ma da un intero Paese nella sua interezza e dimensione), si formulano valutazioni allarmanti, sostenendo ad esempio che il Paese sarebbe ad alto rischio, con la conseguenza che i suoi titoli di Stato, non essendo classificati come “investment grade”, non sarebbero acquistabili da talune tipologie di investitori istituzionali.
Tali affermazioni purtroppo contribuiscono ad alimentare un clima di incertezza e sfiducia.
Secondo le comuni scale di rating infatti, i titoli degli Stati che si collocano nella fascia di rating da BB+ a BB- (quindi nel primo livello sotto la soglia dell’investment grade) hanno carattere speculativo: ciò significa unicamente che “Condizioni esterne avverse potrebbero compromettere la capacità di adempiere alle proprie obbligazioni da parte del debitore”, pertanto non significa che l’emittente è in una condizione di alto rischio. È pertanto normale che per taluni investitori istituzionali, un’obbligazione qualificata come “speculativa” potrebbe non rientrare oppure rientrare in percentuali più ridotte all’interno di un portafoglio finanziario di tipo conservativo sotto il profilo della rischiosità.
Al di là di questi personali rilievi in relazione ai quali non sono certamente richieste precisazioni o rettifiche, ritengo che la preoccupazione in merito alle criticità più significative evidenziate da Fitch ma anche dal FMI in precedenza, debba essere una preoccupazione collettiva e condivisa della politica, senza che questa tuttavia si trasformi in sottovalutazione dei problemi da parte delle forze di maggioranza o eccessivo allarmismo da parte delle forze di opposizione.
A titolo personale ritengo che il rating di Fitch non possa essere pienamente soddisfacente: la Repubblica di San Marino ha necessità di migliorare il proprio rating internazionale, in primis per ridurre l’eccessiva onerosità del debito estero contratto due anni fa.
Miglioramento che potrebbe realizzarsi fin da subito portando avanti un percorso di risoluzione dei problemi di qualità dei dati che l’agenzia internazionale lamenta. Com’è possibile che nel 2023 Fitch utilizzi delle proxy riferite all’Italia per compensare la mancanza di dati quantitativi e qualitativi del nostro sistema?
Nell’ultimo rapporto, si evidenziano inoltre i progressi fatti dalla Repubblica di San Marino sotto il profilo delle riforme approvate a fine 2022, riforma del sistema previdenziale divenuta Legge n. 157/2022 e riforma delle norme relative all’occupazione divenuta legge n. 164/2022.
Per quanto concerne l’attuazione pratica delle riforme, qualcuno in questo comma comunicazioni, riprendendo un comunicato dell’Ordine dei Dottori Commercialisti, ha parlato di un evidente scollamento della realtà da parte dell’esecutivo.
Pur senza alcuna evidenza empirica, l’Ordine dei Dottori Commercialisti ha palesato il rischio di chiusura di almeno mille aziende in un solo anno a causa di dubbi applicativi ed interpretativi delle recenti norme sull’occupazione, lamentando in particolare un eccessivo aumento degli oneri contributivi in capo agli Amministratori delle società a responsabilità limitata.
Considerando che si contano poco più di 5.000 imprese operanti a San Marino, la chiusura di 1.000 aziende corrisponderebbe al 20% dell’intero tessuto economico, numeri probabilmente cavalcati più per malcontento che per effettivi fondamentali tecnici a supporto.
Dissociandomi personalmente da qualsiasi tono polemico e offensivo, mi permetto di rilevare soltanto che, proprio venerdì scorso, si è svolto un incontro chiarificatore tra una delegazione dei commercialisti e la Segreterie di Stato al lavoro.
Incontro molto utile e concreto, al quale personalmente ho presenziato, che è servito per spiegare ai professionisti le scelte politiche assunte da questo Esecutivo ma anche, da parte della Segreteria al Lavoro, per ascoltare le principali difficoltà emerse nella prassi operativa e implementare conseguentemente gli adeguati correttivi.
Chi meglio degli Ordini Professionali, infatti, grazie alla propria esperienza e alle proprie competenze, e che devono interpretare in prima battuta queste norme, può essere di supporto al Governo allo scopo di porre in essere quelle modifiche necessarie affinché una norma astratta possa calarsi correttamente ed in modo equilibrato nel nostro contesto economico senza creare distorsioni o scompensi alle imprese, soprattutto a quelle più piccole, che nel nostro sistema rappresentano il cuore pulsante dell’economia?
Detto ciò e concludendo questo mio intervento, desidero esprimere un ringraziamento alla delegazione dei dottori commercialisti per il supporto tecnico fornito nell’ambito dell’ultimo incontro, auspicando che si possa ristabilire un clima costruttivo e collaborativo con gli Ordini Professionali, soprattutto con riguardo alle recenti riforme licenziate, e in prospettiva, alla prossima riforma sulle imposte dirette.
Le riforme attuate e da attuare necessitano un fisiologico periodo di assestamento e adeguamento; come ha detto il collega Valentini nel suo intervento, trattando tuttavia di altre tematiche, non serve confusione politica su certi problemi. Soprattutto in questo delicato periodo storico per la nostra Repubblica, servirebbe maggiore coesione politica, o forse, un po’ più di onestà intellettuale da parte di tutti.