La Commissione Consiliare d’Inchiesta istituita ai sensi della legge n.2/2019, dopo mesi di intenso e proficuo lavoro, è riuscita nel raggiungimento dell’obiettivo per il quale è stata istituita, ovvero quello di individuare le presunte responsabilità politiche e amministrative che hanno interessato Banca Partner e Banca Cis.
Tutti i Commissari, sia di maggioranza che di opposizione, vanno ringraziati per l’enorme impegno profuso allo scopo di ricostruire vicendedi natura non solo politica, che hanno presupposto uno studio dei documenti e un approfondimento dei fatti del tutto straordinario.
Tutti i Commissari vanno ringraziati altresì per il raggiungimento di una sintesi condivisa, traguardo politico certamente non scontato in questo periodo di forte contrasto tra maggioranza e opposizione su ogni materia oggetto di dibattito.
Tutti i Commissari vanno ringraziati infine per il coraggio a ricercare e far emergere una verità scomoda, una verità dei fatti minuziosamente documentata e ricostruita, nonostante qualche limite tecnico e alcuni refusi, certamente scusabili.
Dalla relazione si evince inequivocabilmente una commistione di interessi tra politica e sistema bancario. Commistione che non solo ha condotto alla chiusura di una Banca, ma che ha palesato un sottobosco affaristico in grado di orientare le decisioni del precedente Governo, di corrompere il potere giudiziario, di deviare l’attività di vigilanza svolta da Banca Centrale.
Tutto ciò attraverso una regia occulta che aveva un progetto ben preciso per San Marino, che il precedente Governo, tuttavia, si ostinava a non vedere e a difendere, nonostante DC e Rete, avessero già dal 2017, portato all’attenzione e denunciato a più riprese.
Troppi anomali e clamorosi per non tacere, i fatti che hanno portato alla chiusura di un bilancio 2016, quello di CARISP, con oltre 530 milioni di perdita d’esercizio per effetto di svalutazioni iper prudenziali, alla chiusura di Asset Banca, al tentativo (poi fallito) di aggregazione tra Banca di San Marino e Cassa di Risparmio, all’acquisto dei famosi titoli Demeter da parte di Banca Centrale.
Tutti fatti risalenti a meno di quattro anni fa, quando la coalizione targata ADESSO.SM aveva ben salde le poltrone di comando.
Ma non è mia intenzione approfondire in questa sede il giudizio sulla fallimentare azione di Governo nella precedente legislatura. Serve a poco e non aggiunge nulla di costruttivo al dibattito.
Vorrei invece fare una riflessione sul sistema dei controlli su Banca CIS, sistema che ha dimostrato evidenti limiti e incapacità.
A partire da Banca Centrale, vertice del sistema dei controlli, un’autorità di vigilanza compiacente e collusa, che anziché intervenire allo scopo di rimuovere le numerose criticità e irregolarità emerse in Banca CIS, non solo ha chiuso gli occhi sulle violazioni ma ha continuato a finanziarla per milioni di euro, destabilizzando l’intero sistema.
In questo contesto mi sorprendono le affermazioni del Dott. Ucci, Vice Presidente di BCSM riportate a pag. 194 della relazione, che fa le pagelle al sistema dei controlli di Banca CIS, dando voto 1 al Collegio Sindacale e 4 ai revisori. Voti alle funzioni di controllo interno, come risk management, compliance, internal audit non pervenuti, voti alle funzioni di amministrazione e contabilità non pervenuti, voti ai funzionari che collaboravano spalla a spalla con direttori e amministratori che dovevano anch’essi segnalare nemmeno l’ombra. Eppure qualche funzionario della ex Banca Cis ha continuato ad operare indisturbato in BNS, qualcun altro è avanzato anche di carriera… è tutto normale?
Se indubbiamente sindaci e revisori potevano fare di più e fare meglio nella propria attività di vigilanza, va rimarcato che Banca Centrale, come anche dal sottoscritto riferito alla Commissione d’Inchiesta, aveva ricevuto dalla società di revisione segnalazioni formali di problematiche gravi con riguardo al portafoglio crediti di Banca CIS in tempi non sospetti, molto tempo prima l’apertura dell’Amministrazione Straordinaria.
Scopriamo ora, con grande stupore, che le risultanze delle ispezioni condotte da Banca Centrale su questo Istituto di Credito venivano dolosamente accomodate o artefatte.
Anche all’interno di Banca Centrale, le spie d’allarme erano state accese: tuttavia, chi faceva segnalazioni o denunce, veniva azzittito, licenziato o allontanato.
Chi toccava il Cis moriva ha sottolineato la collega Berti.
Non è una questione di pagelle, anche perché se dovessi dare un voto a Banca Centrale, il mio voto complessivo sarebbe uno zero, uno zero assoluto: come ha detto il collega Pasquale Valentini in apertura di dibattito, è una questione di responsabilità personale, sia sotto il profilo amministrativo ma soprattutto sotto il profilo dell’etica, dell’integrità, dell’onorabilità, della competenza di chi ricopriva certi incarichi, in particolare nelle posizioni di vertice, all’interno della politica e delle istituzioni.
La questione morale è centrale
In tanti, ha rimarcato Valentini, sono rimasti nel limbo, tanti sono coloro che hanno accettato una posizione comoda di attesa, senza segnalare o approfondire determinati atti o fatti rilevanti.
A mio parere, pertanto è sbagliato generalizzare e distinguere i diversi profili di responsabilità nelle vicende politiche e amministrative di cui stiamo dibattendo.
È necessario pertanto che nell’ambito dei procedimenti amministrativi, civili e penali in corso si faccia giustizia: l’emersione delle gravi responsabilità, allo scopo di far pagare chi ha provocato il dissesto, è una priorità.
Mi domando tuttavia come sia possibile pervenire a un’equità di giudizio su queste vicende.
Com’è possibile, ad esempio, che Banca Centrale, ancora, purtroppo, proprietaria al 100% delle azioni di BNS, possa assumere una posizione di terzietà nei procedimenti in corso, nel momento in cui la stessa si trovava e si trova tuttora in una posizione di palese conflitto di interesse e asimmetria informativa?
Siamo sicuri che è sufficiente l’avvicendamento di taluni esponenti all’interno della medesima Banca Centrale per garantire terzietà ed equità di giudizio?
Purtroppo, le problematiche connesse a BCSM non si riferiscono soltanto a questi aspetti: ci sono altri nodi importantissimi da sciogliere: mi riferisco all’efficacia e all’efficienza dell’attività di vigilanza su un sistema bancario e finanziario, come quello attuale, sempre più concentrato e vulnerabile.
Una Banca Centrale che ha completamente fallito la sua missione istituzionale perché, da oltre quindici anni a questa parte, non è mai stata in grado di intervenire anticipatamente sulle crisi bancarie che hanno interessato i nostri Istituti di Credito.
Da SMIB al Credito Sammarinese, da Euro Commercial Bank a Banca Commerciale Sammarinese, da Asset a Banca Cis, passando per Banca Partner: quanti dissesti potevano essere anticipati, esercitando un’attività di vigilanza più adeguata e tempestiva?
Alla luce dei fatti emersi, è lecito domandarsi se i controlli che la nostra Banca Centrale esercita attualmente sulle banche rimaste siano sostanziali e veramente efficaci oppure si limitino ad un approccio formale fine a sé stesso.
Se vogliamo evitare ulteriori perdite patrimoniali, economiche e reputazionali, occorre avere il coraggio di ammettere il fallimento della nostra autorità di vigilanza, valutando al contempo soluzioni esterne di controllo istituzionale, magari chiedendo aiuto e collaborazione alla Banca d’Italia oppure alla BCE.
Ciò non significa rinunciare all’autonomia e indipendenza del nostro Stato, ma significa ammettere i limiti del nostro minuscolo sistema finanziario.
È facile affermare infatti che se avessimo avuto una Banca Centrale maggiormente integra e indipendente dalla politica, il nostro sistema bancario e finanziario oggi avrebbe meno problemi da risolvere e forse opportunità operative da sfruttare.
In questo senso, è del tutto evidente che, come ha già affermato il collega Tamagnini, il cambio di passo verso un vero cambiamento debba farlo in primis la politica proprio in questa aula, affinché la malafede di pochi non prevarichi la buonafede di tanti.
Ma, a mio parere, non è soltanto una questione di buonafede, certamente valore primario, necessario e fondamentale. È questione anche di competenza e attenzione nelle cose che si fanno. Quando, in questa aula, votiamo provvedimenti senza il dovuto approfondimento, esponiamo il nostro Paese, la nostra economia, la nostra società, lo stato di diritto della nostra Repubblica, a rischi enormi.
Con questa consapevolezza, auspico che al termine di questo dibattito, si possa pervenire ad un ordine del giorno chiaro che rimarchi le gravi responsabilità, che prenda le distanze da un certo modo di fare politica, che rimetta al centro del nostro agire politico come consiglieri e segretari di stato la questione morale; correttezza, trasparenza degli atti e legalità come principi ispiratori di ogni funzionario pubblico; stabilità ed effettiva tutela del pubblico risparmio come vera prerogativa a cui il nostro sistema bancario e finanziario ha l’obbligo di tendere.