«Con i provvedimenti si danno risposte ai precari, viene definita una prima fascia che coinvolge circa 190 persone, di cui 128 della scuola, altri cento circa all’Iss».
Ieri in Consiglio è stata approvata a maggioranza la ratifica dell’Accordo di governo e sindacati per il superamento del precariato nel settore pubblico allargato, il decreto attuativo e il decreto sul fabbisogno pubblico.
«In quest’Aula – dice subito il segretario di Stato agli Interni, Gian Carlo Venturini ‘padre’ dei provvedimenti – non si discute un provvedimento così complessivo da oltre 20 anni.
C’è stato un confronto con le organizzazioni sindacali per tenere conto delle necessità della Pa, inclusa l’informatizzazione e il contenimento dei costi.
C’è un trend di diminuzione della Pa, perché dal 2010 è stato fatto dall’ufficio di statistica un calcolo secondo il quale la riduzione del personale passa dalle 4.241 persone del 2010 alle 3.709 del 2016.
Si è comunque mantenuta l’operatività degli uffici, bisogna darne atto a chi ci lavora».
Il tema del precariato è sempre stato caldo sul Titano.
«Sotto i due anni non si può considerare precariato, sopra i due anni sì – spiega Venturini – Tutti i posti vacanti dovranno essere ricoperti entro sei mesi con concorsi pubblici.
Il provvedimento prevede un incremento delle risorse di maggiore professionalità, cioè laureati e diplomati. Ciò per dare riqualificazione e slancio alla Pa nell’erogazione dei servizi.
Dei 190 della prima fascia, 128 sono nella scuola. L’altro settore di rilievo è l’Iss». Il segretario di Stato ‘incassa’ le critiche dell’opposizione.
Francesca Michelotti, Su-LabDem, lamenta di aver ricevuto il documento sul fabbisogno solo cinque giorni prima del Consiglio.
«Ci troviamo – dice – nella impossibilità di discuterne, senza che il governo abbia mai sentito la necessità di confrontarsi minimamente con l’opposizione».
Mimma Zavoli, C10, contesta i dati sulla riduzione del personale, avvenuta, precisa, grazie ai prepensionamenti straordinari e ai pensionamenti naturale.
«A fronte di anni di immobilismo e di precariato sempre in aumento – domanda – perché si è arrivati solo ora alla definizione dei numeri del nuovo volto della Pa?».
Critico sul metodo Nicola Selva, Upr: «Si ripete il copione del passato tanto criticato da tutti – osserva – è vero che l’intervento si doveva fare, ma dipende con quali metodi».
Il Resto del Carlino