Eccellenze, colleghe e colleghi Consiglieri,
prendo la parola oggi con un profondo senso di responsabilità, consapevole che la riforma fiscale che stiamo portando in aula rappresenta uno dei passaggi più significativi di questa legislatura. È una riforma che tocca da vicino la vita dei cittadini, delle imprese, dei lavoratori, delle famiglie. Una riforma che non nasce da un capriccio politico, ma da una necessità strutturale: quella di rendere il nostro sistema tributario più equo, sostenibile e moderno.
Vorrei articolare il mio intervento su tre direttrici distinte: IL METODO con cui siamo arrivati fin qui, IL MERITO del testo che oggi portiamo alla vostra attenzione, e infine vorrei trattare la tematica riguardante la SPENDING REVIEW, che deve necessariamente accompagnare questa riforma per restituirle piena credibilità e giustizia.
Per quanto riguarda il metodo non possiamo negarlo: il percorso che ci ha condotti a questo testo non è stato dei più semplici, né dei più lineari. In più momenti abbiamo dovuto affrontare difficoltà e tensioni fuori e dentro l’aula.
Sono stati presentati numerosi emendamenti il giorno stesso l’inizio dei lavori in Commissione, e questo non ci ha permesso di illustrarli e spiegarli come avremmo voluto alla cittadinanza, perché in sostanza non ce ne stato il tempo. Il primo sciopero, avvenuto in concomitanza del primo giorno di lavoro della commissione, ha portato numerosi cittadini in piazza con elaborazioni e proiezioni effettuate dai sindacati, che di fatto non erano più reali. Questo più per demerito nostro che per il gioco forza con le parti sociali.
Tuttavia, va ricordato che, nonostante la chiusura dei lavori della Commissione con il testo predisposto dalla maggioranza, il dialogo con i sindacati non è mai venuto meno. Abbiamo mantenuto costante il confronto con le parti sociali, con le categorie, con i cittadini, consapevoli che il confronto, anche quando è acceso, è un segno di vitalità democratica. Questo spirito di confronto, e non di contrapposizione, è ciò che ci ha permesso di arrivare oggi in quest’aula con un testo migliorato, più equilibrato e più vicino alle esigenze reali del Paese.
Passando al merito della riforma, desidero innanzitutto sottolineare che, in questa fase conclusiva, va riconosciuto all’opposizione che non vi è stato ostruzionismo ma neanche un intento costruttivo, ci si è limitati la presentazione da parte della minoranza di emendamenti soppressivi sull’articolato proposto. Questo va considerato come un elemento di rilievo, che dimostra come l’intero Consiglio abbia riconosciuto la necessità di intervenire su un impianto che da tempo attendeva una revisione organica. E in questo contesto ci tengo a dire che le parti sindacali, nonostante i due scioperi indetti, si sono sempre seduti al tavolo in maniera pro-attiva, portando modifiche e suggerimenti utili alla modifica del testo, dimostrando che da parte loro, al contrario di quanto detto dall’opposizione, il testo non era in fondo così inemendabile.
Le ultime modifiche introdotte hanno permesso di conferire MAGGIORE EQUILIBRIO e PROPORZIONALITA’ al sistema, garantendo una distribuzione più equa degli oneri.
In particolare, è stato ridotto l’impatto sui redditi più bassi e annullato l’effetto della riforma sulle fasce più deboli, confermando un principio fondamentale: chi ha meno deve essere tutelato con maggiore attenzione.
Un punto qualificante riguarda la transazione Smac, che è stata oggetto di un importante intervento di revisione.
Abbiamo introdotto una maggiore gradualità, stabilendo che per i redditi inferiori ai 10.000 euro la transazione non si applichi.
Questa scelta garantisce che l’adeguamento del sistema avvenga in modo sostenibile, senza gravare sulle persone a reddito più basso.
È stato inoltre ampliato l’elenco delle spese smaccabili, includendo bollette e assicurazioni, un segnale di attenzione verso le spese effettive che incidono sulla vita delle famiglie e che, di fatto, rappresentano una parte essenziale del bilancio domestico.
Il gettito stimato in fase iniziale era di circa 20 milioni di euro, ma con le modifiche apportate sarà inevitabilmente inferiore. È una conseguenza diretta delle misure di tutela inserite nel testo, e rappresenta una scelta consapevole di equilibrio e giustizia.
La differenza sarà recuperata attraverso controlli più incisivi, sanzioni rafforzate e una spending review mirata, che ridurrà le inefficienze della spesa pubblica. Vorrei sottolineare che questa riforma non può essere interpretata semplicemente come un aumento delle imposte. Essa costituisce una revisione complessiva dell’architettura fiscale del Paese, volta a rendere il sistema più coerente, più trasparente e più sostenibile nel tempo.
Sono stati introdotti interventi mirati su diversi fronti:
- l’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie,
- l’eliminazione del bonus protezione reddito, che di fatto equipara il trattamento fiscale
tra residenti e frontalieri, - e un’addizionale dell’1% sulla tassazione degli utili d’impresa.
Per la prima volta, tuttavia, il legislatore ha deciso di vincolare l’utilizzo delle nuove entrate proveniente dall’addizionale di cui sopra, destinandole a investimenti e alla riduzione del debito pubblico. È un segnale politico e istituzionale forte: parte delle risorse generate da questa riforma non serviranno a finanziare spesa corrente, ma a rafforzare la solidità finanziaria della Repubblica e a garantire prospettive di crescita futura. Un altro elemento innovativo riguarda i controlli fiscali, che saranno stabiliti annualmente entro il 31 marzo e condotti mediante software di incrocio automatico dei dati, in modo da garantire maggiore efficienza e oggettività. Questo passaggio segna un’evoluzione importante nel rapporto tra Stato e contribuente, basata su criteri trasparenti e verifiche automatiche, con minore margine di discrezionalità e maggior certezza per tutti.
Desidero aggiungere, in via di riflessione, un punto che merita attenzione in prospettiva futura: quello dei rimborsi spese non documentate riservati ai lavoratori dipendenti.
Oggi, in taluni contesti, questi strumenti vengono utilizzati in maniera impropria, diventando di fatto una componente non tassata e non soggetta ad alcuna contribuzione.
È un tema che richiede un approfondimento serio, affinché non si creino disuguaglianze o distorsioni all’interno del sistema tributario.
Infine, un breve accenno alla proposta di patrimoniale sui risparmi avanzata da un membro della maggioranza.
Pur nel rispetto delle diverse opinioni, ritengo che tale misura non rappresenti una soluzione opportuna.
Tassare i risparmi accumulati nel tempo, spesso frutto di lavoro e sacrificio, rischierebbe di intaccare la fiducia dei cittadini e di scoraggiare comportamenti virtuosi.
Il risparmio costituisce una forma di stabilità e di investimento nel futuro; è bene che resti tutelato, non penalizzato.
In sintesi, la riforma che oggi presentiamo è più equilibrata, più attenta, più strutturata di quanto fosse nella sua prima versione.
È frutto di un percorso complesso, ma anche di un dialogo costante e di un ascolto reale delle esigenze del Paese.
Vengo ora all’ultima direttrice, che rappresenta la condizione necessaria per la piena riuscita della riforma: la spending review. Una riforma dell’IGR non può essere efficace se non viene accompagnata da una revisione seria e profonda della spesa pubblica. Non possiamo chiedere ai cittadini di fare la loro parte senza che lo Stato, contemporaneamente, dimostri di voler ridurre i propri costi improduttivi. È dunque indispensabile avviare un processo di revisione della spesa che individui e tagli gli sprechi, che migliori l’efficienza dei servizi e che valorizzi ogni euro di risorsa pubblica. Non si tratta di un esercizio contabile, ma di un atto di responsabilità politica. Abbiamo chiesto alla cittadinanza uno sforzo significativo, e ora spetta alla politica dimostrare coerenza.
Serve coraggio, serve senso istituzionale, serve una visione di lungo periodo.
È il momento di abbandonare logiche di parte e di lavorare uniti per un obiettivo che riguarda tutti: rendere la Repubblica di San Marino più solida, più efficiente e più giusta.
Per questo rivolgo un appello a tutte le forze di maggioranza, portiamo a termine insieme questo percorso. Non lasciamo solo al Segretario Gatti il compito di fare il “cattivo” nei confronti dei suoi colleghi di Governo. Ogni partito di maggioranza ha il proprio Segretario di Stato di riferimento, e siccome ci siamo sempre tutti quanti spesi in favore della spending review, è ora di dare seguito a tali dichiarazioni. Abbiamo l’occasione di dimostrare maturità politica e capacità di governo. Una riforma fiscale equilibrata, accompagnata da una spending review vera e da controlli efficaci, può rappresentare una delle eredità più importanti di questa legislatura.
A conclusione vorrei ringraziare il Segretario Gatti per il lavoro svolto, la maggioranza per aver partecipato e portato avanti i confronti con le associazioni sindacali e credo che un plauso va fatto anche ai tecnici della Segreteria ai quali è toccato l’onere di mettere a terra i desiderata della politica e delle relative proiezioni di impatto della riforma. I dati sono stati fondamentali per far capire ai cittadini ma anche alle categorie economiche il peso di tale riforma.
Eccellenze, colleghi Consiglieri, le riforme non si giudicano solo dal testo di legge, ma dallo spirito con cui vengono concepite e dal coraggio con cui vengono attuate.
Questa riforma fiscale è frutto di un percorso complesso, ma anche di un ascolto vero, di una volontà sincera di migliorare il Paese.
Non sarà perfetta, ma è un passo avanti, un passo che ci avvicina a una Repubblica più giusta, più solida e certamente più responsabile.
