Comunicazione all’Aula: abbiamo ricevuto la conferma ufficiale che il Presidente della Repubblica italiana visiterà San Marino il prossimo mese di ottobre per contraccambiare la visita dei Capitani Reggenti Venturini e Nicolini effettuata nel 2021. Questo è un evento importante, e lo dico con un po’ di emozione. Credo che sia un aspetto di grande importanza che testimonia la qualità delle relazioni e del dinamismo che abbiamo avuto negli ultimi anni con l’Italia. È anche una risposta velata agli pseudo-scrittori sui social che attaccano il governo e la maggioranza.
Altra comunicazione: ho il piacere di informare che la convocazione della Commissione Mista prevista dalla Finanziaria rispetto all’Accordo di associazione è stata inviata, e la prima riunione si terrà il 4 maggio. L’Accordo di associazione sta procedendo, abbiamo avuto un round negoziale ieri, ma non sarà settembre il mese in cui definiremo l’accordo. L’obiettivo è concludere il negoziato entro dicembre, ma ciò dipenderà dalle convergenze che si troveranno durante il percorso.
Fermandomi sul concetto espresso da Pedini, il punto non è che la legislatura deve continuare perché c’è l’Accordo di Associazione. L’Accordo è vitale per San Marino perché proietta il Paese in una dimensione diversa. Tuttavia, sarebbe un errore incredibile pensare che l’Accordo da solo risolverà tutti i problemi di San Marino. Se pensiamo che la prospettiva di sviluppo dipende solo dall’Accordo, senza considerare gli interventi necessari al nostro Paese per sfruttare tutte le sue potenzialità, come l’accesso e l’integrazione al mercato unico, l’Accordo è tutto o niente. Per competere all’interno del mercato unico europeo e trarre le migliori opportunità, occorre essere strutturati e iniziare a pensare come un Paese con elasticità mentale, capace di capire quando è necessario cambiare qualcosa. Questo è un esercizio che manca in questo Paese. Non solo in questa legislatura, ma un problema storico. Tuttavia, c’è una differenza: nel passato, nonostante l’approccio conservativo dei nostri predecessori, erano riusciti a capire l’esigenza di cambiamento. A partire dalla metà dei primi anni 2000, San Marino ha perso questa capacità, quando nel 2006, di fronte al nulla, si è persa l’opportunità di una migliore collaborazione con l’Italia pensando di poter continuare a vivere in una bolla, e ancora, quando di fronte a certi percorsi, alcuni anni fa, si pensava di fare marcia indietro. Anche il tema degli investimenti va visto in questa ottica. Quando parliamo di sviluppo, abbiamo fatto un referendum per il Polo della Moda, che ricordo porta 2 milioni di euro di monofase e dà lavoro a 50-60 persone, con un indotto. Questo è qualcosa che produce qualcosa, mentre in passato quel greppo non produceva niente.
Per quanto riguarda il Tiro a volo, su quell’area non si può dire o fare nulla, neanche metterci due piante. L’immobile fatiscente deve rimanere così, ed è sempre stato così. Forse dobbiamo iniziare a capire che se vogliamo pensare allo sviluppo del Paese, dobbiamo cambiare approccio.