• Come è noto l’Assemblea Parlamentare dell’OSCE, ovvero l’organizzazione e la Cooperazione per la sicurezza in Europa basa la sua attività principalmente su tre dimensioni, sancite nell’Atto Finale di Helsinki del 1975 dagli Stati partecipanti alla Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ovvero quella
1) politico-militare,
2) quella economica ed ambientale e
3) quella umana,
ed Il concetto basilare che delinea ed anima le modalità di approccio ai temi in un ottica generale, è quello di interagire in ambito internazionale favorendo l’attuazione di politiche che vertano sulla Cooperazione e la sicurezza negli Stati della Regione OSCE.
• Probabilmente potremmo ragionare anche su altri aspetti che si rapportano a queste tre dimensioni dell’OSCE, ma su questo tema delle fake news, credo sia opportuno focalizzare il concetto basilare dicevo quello della Sicurezza, ovvero, quello di incentivare i Governi degli Stati OSCE a legiferare in maniera inclusiva, con il coinvolgimento di tutti gli attori nel campo dell’informazione, rivolgendosi a tutti i mezzi di informazione, dai media, alla radio diffusione, alla carta stampata, all’editoria, ed infine e non da ultimo ai sociale network e garantire la sicurezza dell’informazione.
• per combattere la disinformazione e la sua divulgazione, all’interno di un Organismo Internazionale di questa portata (voglio ricordare che nell’OSCE, ad oggi, fanno parte 57 Stati di tre differente continenti, dal Nord America all’Europa fino all’Asia Centrale, e la sua attività coinvolge oltre un miliardo di persone circa) è evidente che l’approccio a questo tema non può che essere Transnazionale, naturalmente nel rispetto delle prerogative di ciascuno Stato, ma monitorando continuamente i vari processi.
• Dico questo perché la materia della disinformazione, ovvero il fenomeno delle Fake news non ha confini, e non è dato dall’importanza di un paese e dalle sue dimensioni, ma riveste una caratteristica particolare in grado di produrre effetti dannosi, in ambito sociale, politico-militare, economico ambientale minando la cooperazione e appunto la sicurezza tra gli Stati stessi.
• L’Assemblea Parlamentare dell’OSCE è da sempre promotrice di raccomandazioni e pone una particolare attenzione a questa sfida delle “fake news” che si trova a dover affrontare, che non possono essere considerate come un nuovo fenomeno in ascesa nell’ambito della sicurezza e della cooperazione, e la strumentalizzazione delle fake news come strumento politico strategico per scopi indefiniti, o per fini propagandistici, anche controllati dagli stati, va combattuta apertamente perché rappresenta un serio pericolo agli equilibri politici transnazionale ed all’affermazione della Democrazia e dei suoi valori fondamentali.
È evidente che la prima domanda che l’OSCE PA si è posta quindi, in termini di cooperazione e di sicurezza, sia come metterci al riparo da questo fenomeno dalla disinformazione (Fake News), ovvero come combatterla?
• La questione è molto seria e complessa, l’OSCE PA in tal senso, ha posto in primo piano il problema su quelle 3 dimensioni che citavo all’inizio del mio intervento, ma con un evidente limite implicito, ovvero quello del dovere morale e l’obbligo legale di non compromettere nella maniera più assoluta la libertà di espressione e la libertà dei media nelle sue più svariate forme divulgative, a cui nessuno Stato in qualunque condizione politica si trovi, deve rinunciare;
• Si potrebbe anche parlare di un pericolo per il pluralismo dei media in generale, ma anche dei media di proprietà pubblica per esempio interamente controllati dagli Stati che potrebbero essere facilmente utilizzati per promuovere la propaganda di Stato, e questo contrasta naturalmente con tutti gli accordi internazionali sulla libertà stessa dei media.
• Va detto quindi che il pericolo della “propaganda di Stato” e “la disinformazione”, potrebbero rappresentare il fenomeno più pericoloso in assoluto, in grado di sovvertire un equilibrio politico, creare una coscienza di stato, ovvero ridurre il concetto della libertà di espressione, dei media, e comunque offuscare una società orientata verso la democrazia e limitare la verità.
• La questione delle Fake News deve quindi trovare il giusto equilibrio tra queste due libertà fondamentali, la libertà di espressione e la libertà dei media; il contrasto alla disinformazione è molto difficile, in quanto la soluzione non può essere in nessun caso solo quella di agire limitando o censurando l’informazione o la sua stessa manipolazione, in quanto un tale orientamento trascinerebbe l’OSCE PA in un vortice di altri potenziali problemi, ovvero quello di dover diventare, per così dire, “arbitro” delle varie interpretazioni ed a sua volta generare tensioni in un quadro molto più articolato e complesso a scapito dell’integrità dei rapporti nazionali ed internazionali in questo organismo, che deve continuare ad avere un ruolo di tutore delle libertà dei diritti e della Democrazia in un ambito di Cooperazione e di Sicurezza.
• A supporto di questi principi, va evidenziata in maniera particolare, La Dichiarazione congiunta firmata a Vienna nel 2017 dal relatore speciale delle nazioni unite (ONU) per la libertà di opinione e espressione, dal responsabile per la libertà dei media dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (dell’OSCE), il relatore speciale per la libertà di espressione dell’Organizzazione degli Stati americani (OSA) e quello della Commissione africana per i diritti umani (ACHPR), in quanto questa dichiarazione in questo momento rappresenta per la politica, ovvero per tutti i responsabili politici degli Stati OSCE, l’unico strumento valido per promuovere un ambiente comunicativo dell’informazione, mediatico libero, indipendente e diversificato, garantire la diversità dei media e della carta stampata, proteggere e cercare di sostenere le emittenti pubbliche e indipendenti, promuovere la trasparenza, e sviluppare soprattutto programmi sull’alfabetizzazione mediatica e l’istruzione nelle scuole, promuovere gli orientamenti normativi più rigorosi ed infine anche istituire degli organismi di controllo.
• Ed è con questa ferma raccomandazione che le quattro organizzazioni internazionali che hanno sottoscritto La Dichiarazione congiunta di Vienna nel 2017, tentano di fornire una risposta alla deriva che va diffondendosi nel mondo intero in cui si suggerisce di combattere il fenomeno della circolazione delle notizie false “fake news” specie online e nei social network; Peraltro, il termine “fake news” è inserito tra virgolette nella Dichiarazione, perché la tendenza è quella di evitare il termine in sé quando si tratta in pratica di disinformazione, si tratta di un termine moderno, che allo stesso tempo si ha tendenza ad utilizzare in un contesto completamente diverso quando noi politici ci riferiamo ai media chiamandole fake news.
• In questa dichiarazione quindi appare chiaro il concetto che la ricetta deve essere orientata innanzitutto verso il Pluralismo mediatico unitamente all’alfabetizzazione dell’informazione, più che porre censure tecniche e normative per combattere la disinformazione.
• In questo ambito, la politica i legislatori degli Stati nella Regione OSCE PA, hanno Il compito di tradurre queste proposte e dichiarazioni in termini legislativi, confidando sull’attività della diplomazia parlamentare stessa, che ha un ruolo predominate in tal senso, potendo interagire con i Governi con grande tempismo e decisioni appropriate per mettere in atto tutti questi concetti, sviluppando strategie inclusive di sensibilizzazione, strumenti educativi in collaborazione con la società civile, al fine di aumentare la resistenza alla diffusione della disinformazione.
• Possiamo dire quindi che La dichiarazione congiunta del 2017 è di fatto, Il documento più importante emanato finora sul tema della “libertà di espressione e di contrasto alle “fake news”, alla disinformazione ed alla sua propaganda”.
• Siamo tutti convinti che la produzione della disinformazione delle fake news è diventata una piaga globale, ed è altrettanto assodato che oggi l’aspetto per così dire “virale” a fare la differenza, è la sua vorticosa ascesa attraverso i nuovi mezzi di comunicazione come i social network che, parallelamente alla facilità di comunicazione, provocano effetti collaterali dannosissimi talvolta irreversibili proprio per la rapidità di divulgazione, in grado persino di produrre l’effetto moltiplicatore nella diffusione di queste notizie false e tendenziose, se utilizzati come strumento politico strategico, può rappresentare un serio pericolo sugli equilibri e l’affermazione della democrazia e dei suoi valori fondamentali, se non verranno adeguatamente regolamentati.
• Gli effetti della disinformazione su questa Pandemia; In maniera sintetica si può affermare che in questa emergenza sanitaria, visto come si è propagata l’informazione e la disinformazione in egual misura negli Stati, purtroppo è stato constatato come quest’ultima (l’info-epidemia”), sia riuscita nel suo intento, ovvero a prosperare soprattutto laddove la fiducia delle autorità è stata molto debole, minando ogni forma di cooperazione, mettendo in serio pericolo la coesione sociale, ed infine la fiducia verso le Istituzioni; tutto questo è evidente che si è contrapposto alle raccomandazioni ed istruzioni impartite dalla comunità scientifica e dalle autorità competenti di ciascun paese, generando panico ed isterismo alla ricerca di notizie mediatiche più o meno veritiere su tutti i mezzi di informazione.
• Prima di concludere, permettetemi un breve Focus sui giovani e la disinformazione: Su questo tema delle Fake news, devo dire che si tende ad avvertire 2 direttrici di pensiero: La prima è quella di una specie di segregazione dei giovani nel mondo della rete, che diventa troppo spesso l’unico medium in grado di dar voce alle loro esigenze informative, in particolare sui social, finendo così però per appartarsi entro i confini ristretti della generazione di riferimento e di condividere la così detta notizia. La seconda, è in antitesi, ed è il modo di informarsi ovvero l’approfondimento, per difendersi dalla piaga della disinformazione propagata sui social, perché la conoscenza della verità li spinge a svolgere ulteriori ricerche, sia sulla fonte che sulla notizia stessa e questo li rende ancora più consapevoli della realtà del mondo dell’informazione e di come contrastare questa piaga della disinformazione, sempre in agguato in grado di sovvertire aspettative ed ogni prospettiva di verità. I giovani hanno questa capacità, ed è su quest’ultimo punto che dobbiamo insistere e metterli sempre in condizioni di accrescere la loro curiosità e la ricerca della verità.
L’OSCE PA ha l’obbligo quindi di giungere a posizioni condivise e concertate su concetti essenziali per divulgare raccomandazioni circa l’affermazione e lo sviluppo di un’informazione corretta, autentica e verificata, collaborando con tutti gli Stati membri, creare un ambiente favorevole e modalità di accesso all’informazione di qualità, in cui i fatti siano controllati, che l’etica venga osservata ed i contenuti siano affidabili. L’informazione è un bene pubblico, dobbiamo tutelare chi offre la trasparenza e verità, per questo voglio ribadire ancora una volta che la ricetta deve essere orientata sul pluralismo mediatico e promuovere l’alfabetizzazione dell’informazione, senza limitare le due libertà fondamentali Sancite nella dichiarazione congiunta firmata a Vienna nel 2017, quali sono la libertà di espressione e la libertà dei media, a cui nessuno stato in qualunque condizione politica si trovi deve rinunciare, per combattere la piaga della disinformazione e delle fake News.