Colleghi Consiglieri,
consentitemi alcune considerazioni su l’emergenza sanitaria da COVID-19 che sta impattando trasversalmente sui numerosi settori della vita sociale, economica e culturale di tutti i Paesi del mondo ed anche purtroppo della nostra amata Repubblica.
Una sfida globale a cui anche noi siamo stati chiamati a dare delle risposte immediate, ed il Governo con la collaborazione della Protezione Civile, che ringraziamo, da subito ha adottato numerosi provvedimenti per fronteggiare la crisi; le principali misure di contenimento sono state messe in atto in quei settori in cui più forte è il rischio di contagio, riducendo ed in alcuni casi azzerando di fatto immediatamente l’operatività dei servizi resi alla cittadinanza in presenza, degli eventi a carattere culturale, della scuola, dello sport, delle attività commerciali, imprenditoriali, o dell’accoglienza.
L’emergenza sanitaria ha imposto numerose e rapide riconversioni; tra queste tanti docenti sono stati chiamati a riconvertire la didattica tradizionale nelle aule in quella a distanza, mediata dalle tecnologie, nel giro di pochissimi giorni con uno sforzo di adattamento immenso di tutta la macchina educativa a tutti i livelli. Un risultato soddisfacente per il nostro Paese, considerate la scarsa preparazione alla didattica online di una parte consistente del corpo docente e delle condizioni emergenziali in cui ci si è trovati, che hanno registrato consensi ed apprezzamenti sia da parte degli alunni che delle famiglie. Va riconosciuto a tutti gli operatori del sistema educativo il merito di aver evitato che il dramma sanitario non diventasse anche una lunga pausa nel processo formativo dei nostri ragazzi.
La scuola è intervenuta anche per azzerare le possibili disuguaglianze che potevano sorgere nella modalità di insegnamento da remoto e sui fattori che avrebbero potuto condizionare l’apprendimento durante le misure di contenimento, legate ai nuovi bisogni emergenti nei collegamenti telematici, garantendo piattaforme digitali a tutti e mantenendo un rapporto vivo e costante tra insegnanti, famiglie e studenti.
Bisogna rivendicare, anche con una punta di orgoglio, che il Paese ha mostrato, in questo tempo e fin qui, un’incredibile serietà e comprensione. Anche durante le feste di Pasqua sono stati fatti i controlli ed i sammarinesi hanno rispettato le regole, dando prova di grande maturità, di compattezza superiore alle aspettative, anche a quelle degli altri cittadini del mondo e della vicina Italia.
San Marino sta affrontando una prova difficilissima, i cittadini hanno mostrato di essere disponibili a fare enormi sacrifici pur di uscire dall’emergenza. Ora però la vita deve tornare, con le cautele e le avvertenze necessarie, alla normalità, se di normalità possiamo parlare. Compito della politica sarà progettare il mondo dopo il Covid-19.. L’illusione del ritorno alla normalità è, per chi lo coltiva, un sogno impossibile.
Ciò che è accaduto, centinaia di contagiati, morti e tante persone segregate nelle case in città vuote, non passerà senza lasciare un solco nella storia dell’umanità. Le cose purtroppo non potranno ritornare come prima dell’emergenza e di questo ne siamo ben consapevoli; non torneremo a lavorare, consumare, viaggiare come prima, almeno fino a quando non si troverà un vaccino o una terapia specifica.
Dovremo immaginare nuove forme di lavoro, di trasporto, di consumo culturale, di apprendimento. Muteranno i mercati finanziari, le strategie del lavoro e quelle dell’accoglienza. E anche la Politica dovrà necessariamente ridisegnare il proprio ruolo e si dovranno definire forme di governo che esaltino il riavvicinamento della decisione politica alla vita dei cittadini.
Oggi, noi compresi, stiamo pagando un prezzo economico e psicologico davvero alto, per questa pandemia, ma siamo ben consapevoli che i divieti sono tutti indispensabili. Ecco perché è necessario tenere tutti le stesse regole e gli stessi comportamenti e mantenere un unico codice, fino a quando non si entrerà in una nuova fase, per raggiungere insieme quel traguardo.
Siamo ancora nella fase in cui vediamo le prime luci e dobbiamo difendere i risultati raggiunti. Capisco la voglia di uscire, siamo chiusi in casa da 7 settimane e tutto giustificherebbe il desiderio di uscire: le giornate si allungano, le temperature diventano più gradevoli, eppure tutti teniamo duro, perché i numeri ci dicono che siamo ancora dentro l’emergenza..
Questa è la cornice in cui anche San Marino sta applicando le regole restrittive e sta mettendo a punto quelle per ripartire, che cosa aprire, quali misure di rigore conviene ancora mantenere, per non vanificare tutti i sacrifici fatti fino ad oggi. In questa situazione, in cui dobbiamo difendere i risultati raggiunti, il Governo sta preparando la ripresa. Bene quindi la cautela dimostrata dal Governo anche nell’ultimo decreto, che prevede un allentamento delle restrizioni e dà qualche annuncio di ritorno alla normalità, per step; ma attenzione, non possiamo illudere la cittadinanza e distruggere settimane di sacrifici di tutti.
Negli ultimi giorni la Segreteria alla Pubblica Istruzione ha annunciato l’ipotesi di riaprire le scuole di ogni ordine e grado ed è seguito un ampio dibattito in merito; siamo cauti e facciamolo solamente se ci saranno le condizioni di sicurezza, i distanziamenti, sia nelle classi che sui mezzi di trasporto, le sanificazioni all’interno delle strutture scolastiche, l’utilizzo dei test sierologici per gli studenti che per gli insegnanti, il reperimento delle mascherine.
Il vero problema è che gli edifici, l’organizzazione della giornata scolastica e la composizione delle classi nella maggior parte delle Scuole Medie e Superiori non sono in grado di garantire il rispetto delle misure precauzionali richiesti. Ad esempio, un distanziamento sociale adeguato a prevenire nuovi contagi, magari da soggetti asintomatici, come spesso sembra siano i giovani che contraggono il virus. Il primo problema di distanziamento sociale riguarda già l’arrivo a scuola, dove si creano assembramenti tra gli studenti davanti agli accessi alle strutture, spesso attraverso un’unica entrata; anche nei corridoi e sulle scale non sarà facile tenere distanziate frotte di ragazzi. Il problema poi è ancor più serio in aula, dove si trascorrono molte ore e la loro superficie non è sufficiente a garantire il distanziamento sociale minimo.
Servirebbero aule molto grandi considerato che i ragazzi all’interno devono anche muoversi e ci vuole anche spazio per i docenti, ma tutto questo comporterebbe una riorganizzazione importante del monte ore e dei quadri orari, in modo da scaglionare gli ingressi a scuola e le lezioni, oltre ad una forma di turnazione delle lezioni per liberare gli spazi ed una estensione della didattica al pomeriggio. E’ necessario ipotizzare che la Fase 2 per le scuole sia programmata in maniera dettagliata perchè sappiamo che non sarà un rientro”normale”, almeno fino a quando non ci saranno il vaccino, o le cure, per il virus, e pensare di continuare ancora con la nuova modalità a distanza, alla luce del rischio che il contagio epidemico, che le concentrazioni di studenti comportano, possa riprendere nuovamente.
Se vogliamo dare risposte a quelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano e non vogliono lasciare soli i figli, pensiamo ad un progetto per i Centri Estivi già da giugno, in tutti i Castelli della Repubblica, studiato rispettando tutte le norme di sicurezza ed i distanziamenti, o sosteniamo le famiglie con interventi finanziari che prevedano anche congedi lavorativi per accudire i figli, durante il periodo dell’emergenza sanitaria.
A livello economico non potremmo sostenere un altro stop per il Paese se l’epidemia dovesse ripartire.
Oggi dobbiamo essere realisti… l’aspetto economico sta diventando una priorità per tutti noi e se non ripartono l’economia e la produzione industriale non riusciremo a mantenere il nostro livello di vita, i nostri stipendi e le nostre pensioni, il welfare e i diritti che abbiamo faticosamente acquisito. Oggi c’è in gioco non solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro e quello dei nostri figli. Dobbiamo muoverci in fretta, pensando ad un piano a breve e un piano a lungo termine, un nuovo New Deal, coordinato con tutte le forze in campo, politiche, imprenditoriali, sociali.
Sarà necessario allora dare immediata risposta per la ripresa del lavoro, adattando nuovi protocolli di sicurezza e smart working, perché non dimentichiamo che il nemico che abbiamo sempre dietro l’angolo è la disoccupazione.
Questa è una fase di emergenza in cui dobbiamo riorganizzare tutto in sicurezza, guardando avanti per non perdere competitività in una economia globalizzata dove sarà difficilissimo recuperare quote di mercato. Cerchiamo allora una ricetta unica per ripartire.
Non si può pensare di riaprire in ordine sparso, bisognerà elaborare un format, attuare protocolli che prevedano strumenti di protezione per chi lavora, distanziamenti, controlli medici continui, sanificazioni per ogni settore, con controlli severi, e sanzioni pesanti a chi non si attiene ai protocolli. Si dovranno mantenere in vita le piccole imprese, salvare l’occupazione, e comprendere soprattutto che siamo entrati in una nuova normalità, in un’era di convivenza con questo virus, e che dovremo attrezzarci con un profondo cambiamento negli stili di vita e nei modelli organizzativi di lavoro e produzione.
Ma non fermarci!!