Lo vediamo tutti giorni: sul piano internazionale, dove la crisi Ucraina è la diretta conseguenza del fallimento della politica e della diplomazia, ma anche nella nostra piccola San Marino, con la difficoltà da parte della politica nel comunicare in maniera efficace un tema determinante per il nostro futuro, quale l’Accordo di Associazione con l’Unione, e con il ricorso ai tribunali per dirimere questioni che invece riguardano il diritto all’informazione”. Sono le parole di Lorenzo Bugli, presidente dei Giovani Democratico Cristiani di San Marino, che torna a lanciare una provocazione, pungolando le forze politiche sammarinesi affinché mettano al centro la necessità di riappropriarsi di un metodo forte, tornando ad essere un faro per i cittadini.
“Viviamo – premette Bugli – in una società che, complice anche i due anni di pandemia che ci stiamo lasciando alle spalle, ha visto aggravarsi il grado di incertezza e il senso di smarrimento che alberga nelle persone. Smarrimento e incertezza che riguardano in primo luogo il nostro futuro. Lo vediamo benissimo in tanti dei nostri giovani, diventanti ormai facile preda di un nichilismo diffuso, che si pone in esatta antitesi rispetto alla politica attiva. Proprio la politica, in questo scenario, sembra aver smarrito ciò che un tempo era il presupposto basilare del proprio consenso: il contatto, il rapporto stretto con la cittadinanza, che negli ultimi anni si è andato sgretolando e che è opportuno ripristinare al più presto”.
“Negli anni – prosegue il presidente dei GDC – abbiamo perso il contatto con la cittadinanza, lasciandoci trascinare forse dal facile appoggio verso la figura dell’Uomo Forte, o verso quelle che sembravano novità estemporanee, come i movimenti di opinione e i Comitati. Tutto ciò ci ha però portato ad abbandonare le Case dei Partiti. Ci siamo dimenticati quanto questi luoghi siano fondamentali per radicare la presenza della politica sul territorio. E’ attraverso i Partiti, i suoi organismi di democrazia, le sezioni, i consigli centrali, che si rafforza e consolida un rapporto stretto e proattivo con la cittadinanza, con il proprio elettore. Ecco perché, indipendentemente da ogni ideologia, mi sento di dire che oggi i partiti hanno bisogno di riattivare quei luoghi – le case politiche, le case dei cittadini – che permettono ai nostri sammarinesi di sentirsi parte di qualcosa, di essere coinvolti in quello che è il processo democratico, riconoscendosi in determinati ideali”.
“Questo coinvolgimento, venuto nel tempo a mancare, è forse il fattore che ha determinato l’insorgenza del secondo aspetto, su cui desidero soffermarmi. Mi riferisco all’assenza di visione e di ideali all’interno della politica. Una politica liquida, che non riconosce più se stessa e non è in grado pertanto di offrire le risposte che i propri elettori si attenderebbero con sincerità e trasparenza. Temi che noi Giovani del Pdcs abbiamo più volte affrontato nell’ambito della nostra scuola di formazione politica e dei nostri incontri. Alcuni politologi ed esperti hanno utilizzato per questa situazione il termine di ‘politica liquida’: vi è di fatto una incapacità di identificare quelli che sono i valori dei partiti, sempre più amalgamati, sempre più tesi verso una cultura del compromesso, e quindi un annullamento della loro stessa identità. Valori che invece oggi andrebbero riscoperti, non tanto per creare inutili contrapposizioni, ma perché la diversità di vedute è la ricchezza principale di ogni democrazia. Dico questo perché la mia speranza è quella di riattivare un meccanismo; che possa tornare finalmente a mettere al centro una politica fatta di ideali, una politica fatta di visioni. Uno scatto in avanti che è imprescindibile per uscire dallo status di confusione di cui siamo stati vittime nel corso degli ultimi anni, e che ha allontanato la gente, innestando in loro un sentimento quasi di disprezzo per quest’arte. Ma questi valori e questi ideali rappresentano anche l’Abc, il linguaggio su cui costruire e imperniare una Visione chiara di Paese. Un aspetto che non è più rinviabile, soprattutto oggi che la pandemia ci chiede coraggio, capacità e prospettiva di che cosa vogliamo essere da grandi”.
“Se non riusciremo ad avere quella famosa Visione – è l’avvertimento di Bugli – e la capacità di dare una prospettiva al Paese, saremo sempre – e mi riferisco a tutti i partiti, a tutti i Movimenti – costretti a rincorrere le emergenze del momento, le contingenze, guardando al domani ma non al dopodomani. Cosa dobbiamo fare allora? Iniziare quanto prima ad andare dai sammarinesi per spiegare loro quello che a mio avviso è il primo tassello di quella Visione: portare San Marino verso l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, un vero punto politico; e quindi chiarire loro cos’è l’Accordo di Associazione; su cosa si basa; quali sono le opportunità; come viene portato avanti. Troppo poche le iniziative che sono state fatte fino ad oggi, tutte poi grazie all’iniziativa di associazioni culturali, come Emma Rossi, che ringrazio. Ancora la gente è convinta che il referendum del 2013 sia stato un referendum pro o contro l’Europa, ma era una cosa totalmente diversa, si parlava di adesione e non c’entra nulla con l’Associazione, che oggi permettere a San Marino di avviarsi lungo una strada di crescita e miglioramento; non dobbiamo dimenticare che oggi sottostiamo e ci muoviamo entro quelli che sono i paletti dettati dalle regole europee, senza trarne alcun beneficio. Vogliamo iniziare anche noi a cogliere quelle opportunità? Vogliamo dare ai nostri studenti la possibilità di avviare un percorso di formazione in Europa? Parlo di occasioni per i nostri giovani, per le imprese, per la digitalizzazione. Chi parla oggi di sovranità, e chi oggi dice che essa è a rischio, non capisce quale sia il significato dell’accordo di associazione. Ciò di cui abbiamo bisogno sono partiti che hanno una forte Visione di Paese, capaci di coinvolgere la gente e di traghettare San Marino verso il futuro”.