Carol De Biagi (GDC): Una maggiore integrazione europea è la sfida corrente che noi del PDCS stiamo affrontando. Come PDCS condividiamo gli stessi valori dei principali padri fondatori Adenauer e De Gasperi, i quali sostenevano che l’unità europea fosse essenziale per una pace ed una stabilità durature fondate sulla democrazia, su un consenso costruttivo e sul rispetto della libertà. Noi crediamo in un ente sovranazionale che possa coordinare le relazioni tra i popoli europei mantenendo intatta la storia e le tradizioni di ogni membro. Come giovanile, stiamo contribuendo a rafforzare il rapporto con gli stati europei facendo parte di organizzazioni internazionali come lo YEPP, l’organizzazione giovanile ufficiale del Partito Popolare Europeo e l’EDS, la più grande organizzazione studentesca d’Europa. In entrambe le organizzazioni siamo full member e quindi abbiamo la possibilità di parteciparvi attivamente.
Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete): Credo che la situazione attuale non possa permanere: in un mondo sempre più collegato e globalizzato è assurdo pensare di rimanere quasi totalmente estranei ad un sistema come quello dell’Unione Europea. L’adesione in toto all’Ue, tuttavia, potrebbe comportare una serie di problematiche per ambedue le parti. Ritengo che l’impostazione più corretta sia quella già adottata, ovvero il percorso di associazione. Un accordo maggiormente specifico, inerente temi e settori mirati, per accrescere il processo di integrazione ed evoluzione di San Marino nel contesto internazionale.
Matteo Rossi (Npr): A distanza di tanti anni dal referendum sull’adesione, celebrato nel 2013, è inutile mettere sul bilancino i pro e i contro. Per cui mi limito a sottolineare i dati di fatto, ovvero che San Marino è un Paese extra UE, ma comunque Europeo. E non ci sono altri orizzonti se non l’Europa. La pandemia ci ha dimostrato -come se ce ne fosse ancora bisogno- che le vie del sovranismo non solo erano sbagliate, ma addirittura impercorribili, e che le politiche economiche messe in campo dall’Unione Europea stanno salvando gli Stati, letteralmente falcidiati dal Covid 19. San Marino stato membro? Un’utopia probabilmente, una provocazione. Ma pensate se il referendum che abbiamo proposto nel 2013 (vinto, senza raggiungimento del quorum) avesse invece vinto e raggiunto il quorum. Referendum nel quale si chiedeva di presentare la domanda di adesione, non di aderire. Sicuramente le paure e le incertezze che oggi abbiamo sarebbero state molto meno. Quello che oggi invece è un percorso ben avviato e che ci fa ben sperare è il percorso di associazione all’Unione, per cui guardiamo fiduciosi per il raggiungimento di questo fondamentale traguardo per San Marino.
Carlotta Andruccioli (Domani – Motus Liberi): “È certamente impensabile, considerata la posizione geo-politica del nostro Paese, non intrattenere importanti relazioni politiche, economiche e commerciali con l’Unione Europea. Ad ogni modo, Domani – Motus Liberi ritiene primario definire e chiarire il perimetro del negoziato sulla base di un progetto di sviluppo che disegni la
nuova identità socio-economica del Paese, con una approfondita analisi delle condizioni che permettono di mantenere competitività e dei costi che tali accordi comporteranno per la nostra Repubblica. Non si può firmare un assegno in bianco: è importante procedere con ordine, cognizione di causa e condivisione nella negoziazione, affinché possa essere chiara a tutti la portata delle conseguenze di tale accordo, siano esse benefici o costi per la nostra Repubblica”.
Michelangelo Caprioli (Libera): “In questo periodo di emergenza sanitaria e crisi economica la Repubblica di San Marino sta affrontando le conseguenze da sola, senza aiuti gratuiti dall’esterno. La domanda sorge spontanea. E se San Marino avesse aderito all’Unione Europea forse anche a noi sarebbero arrivati aiuti economici e sanitari?! Sono decenni che San Marino fa parte del Consiglio d’Europa come paese terzo ha aderito alla moneta unica e, pur non avendo aderito agli accordi di Schengen, ha un’unione doganale con l’UE; i negoziati, protratti da una decina di anni, e nonostante l’esito positivo del referendum del 2013, l’adesione come stato membro venne rimandata perché non si raggiunse il quorum. Perché si aspetta tanto? Perché fa così paura entrare nell’Unione quando ormai abbiamo le mani in pasta da tanto tempo? Non si sa, ma si spera che prima o poi la Repubblica di San Marino entri a far parte di quei Paesi che ormai da oltre settant’anni garantiscono pace e uguaglianza a tutti cittadini”.
Sara Conti (Rf): Guardando una carta del vecchio continente, ci si rende conto che San Marino sorge nel cuore di quell’area che dal 1993 chiamiamo Unione Europea. Questa banale considerazione, puramente geografica, già rende evidente l’importanza, per la nostra Repubblica, di mantenere un alto livello di cooperazione con Bruxelles. A questa valutazione vanno poi aggiunti altri due tasselli, quello politico e quello economico. Semplificando al massimo, possiamo affermare che, se da un lato è naturale l’avvicinamento di due realtà che si fondano sugli stessi valori di democrazia, libertà e diritti umani, dall’altro l’ingresso nel mercato unico europeo costituirebbe per San Marino una svolta in termini economici. Alla luce di questa riflessione, riteniamo fondamentale elevare il nostro livello di integrazione con l’UE; che poi questo si traduca in adesione o accordo di associazione, non dipende solo da noi. A tal proposito vorrei citare il report di dicembre 2013 della Commissione Europea sui rapporti tra San Marino, Monaco, Andorra e l’UE, nel quale si evidenzia la preferenza per la negoziazione di un accordo di associazione, opzione che, secondo la Commissione, da un lato garantirebbe ai tre microstati di accedere al mercato unico europeo, dall’altro permetterebbe la flessibilità necessaria per garantire loro di mantenere le proprie uniche specificità.
Lorenzo Muccioli