L’intervento del Segretario che ha ripercorso gli sviluppi sullo stato delle relazioni con la Palestina, ha sottolineato altresì molto bene come le Istituzioni e direi anche la comunità sammarinese nel suo insieme abbiano abbracciato, l’idea di un graduale riconoscimento della Palestina, ribadito con il primo passaggio di tale percorso, ovvero con l’ufficiale presentazione delle Lettere Credenziali dell’Ambasciatore Odeh agli Ecc.mi Capitani Reggenti. Lo stesso Ambasciatore Odeh ha espresso a sua volta gratitudine verso la Repubblica di San Marino per aver scelto di intraprendere questo importante percorso di riconoscimento della Palestina, che costituisce un chiaro messaggio per l’auspicio della fine del conflitto. Un impegno politico concreto di San Marino che si pone in linea di coerenza con il suo passato, dimostrando l’attenzione che la Repubblica rivolge ai valori della pace, della protezione dei diritti umani e della coesistenza pacifica tra Stati.
L’impegno della Repubblica di San Marino non si è fatto attendere, già Il 10 maggio 2024, il nostro Rappresentante Permanente presso l’Assemblea delle Nazioni Unite, (ONU) si era espresso con il voto favorevole alla Risoluzione relativa all’ammissione di nuovi membri alle Nazioni Unite, raccomandando al Consiglio di Sicurezza di riconsiderare favorevolmente la richiesta dello Stato di Palestina di divenirne membro a pieno titolo, sia stato una ulteriore testimonianza della volontà della Repubblica di San Marino, nel riconoscere l’esistenza dello Stato Palestinese. Lo stesso voto favorevole della Repubblica di San Marino a quella Risoluzione, risulta altresì essere in linea con il mandato conferito dal Consiglio Grande e Generale attraverso un Ordine del giorno del 23 ottobre 2023 e condiviso dobbiamo dire dall’intera Aula consiliare per “sostenere in ogni sede internazionale il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione, all’indipendenza ed alla libertà del popolo palestinese”.
E’ vero che il riconoscimento potrebbe rappresentare un indizio di statualità, ovvero un accertamento, quantomeno parziale, della personalità giuridica internazionale di uno Stato, nel diritto internazionale in maniera obiettiva è molto difficile poter accertare se un’entità sia diventata uno Stato, riconoscerne la sua statualità, ovvero la qualità politica e giuridica come in questo caso della Palestina indipendente da ogni altro potere. Riconoscere quindi lo stato palestinese, significa di fatto riconoscere anche l’Autorità palestinese come legittima rappresentante di tutto il popolo palestinese, ed in questo caso si tratta infatti di una iniziativa che potrebbe dare nuovo impulso e credibilità alle istituzioni palestinesi a danno della legittimazione interna di Hamas. Il riconoscimento della Palestina come stato segnala agli Stati coinvolti, e in particolare ad Israele la necessità che si addivenga ad una risoluzione che tenga conto di questo riconoscimento. Il dilemma resta, ovviamente se la Palestina è uno Stato oppure no, perché difficilmente può dirsi abilitata a esercitare il governo effettivo sul proprio territorio fino a che le politiche israeliane di occupazione non siano del tutto svanite. Tuttavia va ricordato che la Palestina ha acquisito un certo livello di accreditamento a livello internazionale, oltre ad essere riconosciuta da un ampio numero di Stati, la Palestina figura ad oggi tra gli Stati osservatori permanenti non-membri delle Nazioni Unite, che possono partecipare ai lavori dell’Assemblea generale ma non hanno i diritti dei paesi membri, (risoluzione delle Nazioni Unite (ONU) 67/19 del 29 novembre 2012), e che ha relazioni diplomatiche e commerciali con più di 120 paesi, e tra queste relazioni, figura anche un trattato di libero scambio con l’Unione Europea.
Concludo con questa valutazione, l’audizione dell’Ambasciatore Odeh in Commissione Affari Esteri testimonia comunque l’impegno politico concreto di San Marino che si pone in linea di coerenza con il passato, ha dimostrato l’attenzione che la Repubblica rivolge ai valori della pace, della protezione dei diritti umani e della coesistenza pacifica tra Stati. Il percorso di riconoscimento quindi, della Palestina come stato, significa stabilire relazioni diplomatiche con i suoi legittimi rappresentanti, che potrebbe attraverso questo passaggio storico, porre la nostra Repubblica forte della sua tradizionale neutralità attiva, a fornire un messaggio forte a sostegno della risoluzione pacifica della perdurante situazione di crisi in Medio Oriente e favorire l’attuazione del disegno della soluzione politica a due popoli e due Stati; Va tenuto conto altresì che in tal caso la Repubblica di San Marino, che intrattiene relazioni bilaterali con 155 Stati, adotterebbe una prassi insolita, non conforme al diritto internazionale, disponendo dell’autorità di riconoscere altri Stati tramite l’avvio di relazioni diplomatiche. Naturalmente siamo di fronte ad una eventualità, ma il riconoscimento di uno stato di fatto, è un atto di natura politica e quindi discrezionale, ovvero il riconoscimento della propria esistenza come “Stato sovrano” da parte di altri Stati e organizzazioni internazionali, deve essere in conformità al principio di effettività, dal fatto che il nuovo Stato agisca in piena indipendenza, sotto l’aspetto legislativo, esecutivo e giurisdizionale, nelle relazioni internazionali, ma su un piano di parità con gli altri soggetti internazionali, e questo aspetto purtroppo non è ancora del tutto acclarato.
Un percorso quindi che, tutta la comunità internazionale auspica, che abbia un epilogo favorevole verso il riconoscimento della Palestina come Stato libero ed indipendente, con l’immediata risoluzione del conflitto armato, dell’occupazione di un territorio da parte delle forze armate Israeliane e della liberazione degli ostaggi rimasti ancora nelle mano dei terroristi di Hamas. Un auspicio quindi fondato sulla statualità della Palestina ed il suo riconoscimento internazionale che non dovrà più essere messo in discussione.