Cari Amici ed Amiche, è una vera gioia festeggiare la 45a edizione della nostra festa, la Festa dell’Amicizia, condividendo assieme momenti di serenità e di svago, ma, soprattutto, condividendo, le aspirazioni e gli ideali del Partito Democratico Cristiano Sammarinese.
Grazie, grazie a tutti voi che rinnovate con la vostra presenza la fiducia nel PDCS e grazie ai tanti amici ed amiche che ogni anno, con vero spirito di servizio, contribuiscono alla realizzazione di questo irrinunciabile omento di aggregazione del nostro Partito.
Persone che vivono questa esperienza con senso di vera AMICIZIA, senza pretese e senza secondi fini. Consiglieri, dirigenti di partito, amici della base, giovani e meno giovani lavorano uno al fianco dell’altro.
Si vive insieme, si respira il vero senso dell’appartenenza al Partito ed è una straordinaria esperienza che si ripete da 45 anni.
Invito, perciò, a fare un grande applauso alle Sezioni di Serravalle, di Dogana e Falciano, al nostro Movimento Giovanile, a Franco ed al Comitato Promotore, ma soprattutto ai Volontari, che, come sempre, hanno prestato gratuitamente la loro opera per la buona riuscita della nostra Festa; voglio anche ricordare che diversi di loro hanno lavorato a tutte le 45 edizioni della festa dell’Amicizia.
Dobbiamo riconoscere che ogni anno riescono a renderla sempre più piacevole e coinvolgente.
Grazie, grazie veramente di cuore a tutti!
Quest’anno la festa dell’Amicizia assume un significato particolare in quanto pochi mesi fa, abbiamo celebrato il 70° anniversario della nascita del nostro Partito, una celebrazione estremamente significativa ed importante per il Partito Democratico Cristiano Sammarinese e per quello che il PDCS ha rappresentato per il Paese.
E’ stato un momento privilegiato per ripercorrere non solo la storia del PDCS, ma per riscoprire quei valori che ne costituiscono l’anima più vera e più duratura e per essere di stimolo alla cultura, all’intelligenza ed alla coscienza dei suoi aderenti, condizioni indispensabili per operare in politica guardando avanti.
Un’anima profondamente segnata dal coraggio, dall’entusiasmo, dallo spirito di sacrificio di quei giovani che, 70 anni fa, diedero vita alle prime sezioni del Partito; gli stessi giovani che, nell’estate del ’47, iniziarono a riunirsi in casa di Virgilio Cardelli a Borgo Maggiore, e successivamente, il 9 aprile 1948, si ritrovarono ad Acquaviva con Delio Masi per sottoscrivere e pubblicare il Manifesto di Fondazione del PDCS che rappresenta l’atto ufficiale della nascita del nostro Partito.
Il significato profondo di questa ricorrenza deve essere ricondotto a quel Manifesto che fissò in maniera indelebile non solo le motivazioni storiche, ma ancor più quelle ideali su cui si innesta l’essenza dell’impegno politico della Democrazia Cristiana, gli obiettivi da realizzare e i valori da difendere.
Il tempo a disposizione non mi permette di render conto, in modo preciso e dettagliato, dell’attività svolta dal Partito pur all’opposizione in questo ultimo difficoltoso anno. Ma i fatti e le azioni messi in campo nel corso delle difficili vicende che hanno caratterizzato la scena politica di
questi 18 mesi appena trascorsi, testimoniano il grande e costante impegno di tutti gli ambiti del partito a difesa e a tutela di San Marino e di tutti i Sammarinesi.
Intendo riferirmi sia all’attività consigliare che a quella interna, al complesso delle iniziative con le quali il PDCS ha portato in modo autonomo la sua attenzione su tutti i problemi che la realtà del Paese ha messo in evidenza, inquadrandoli in una visione organica e proponendo le soluzioni più conformi ed idonee a tutta la comunità sammarinese.
Per questi motivi, qualche mese, fa abbiamo deliberato negli organismi, di organizzare nel prossimo autunno una conferenza programmatica del Partito, rivolta non solo agli aderenti ma a tutte le componenti della società civile (mondo imprenditoriale, organizzazioni sindacali e associazioni di volontariato) con l’intento di confrontarci insieme ed elaborare le proposte più adatte a dare soluzione ai gravi problemi che affliggono il Paese in questo momento, un confronto che poi proseguirà con le forze politiche ricercando tutte le possibili convergenze sulle proposte avanzate e le possibili alleanze per realizzarle.
Per fare questo, ci sembra doveroso e sincero dire che noi crediamo in noi stessi: certo, non solo in noi stessi, ma anzitutto in noi stessi, pur consapevoli che non abbiamo la bacchetta magica e che senza un’ampia condivisione non si possono fare gli interventi che il Paese richiede.
Siamo convinti che il nostro partito, per i valori essenziali e universali in cui crede fermamente, la tutela dell’integrità della persona e la solidarietà fra le persone, ha la grande forza di poter essere un partito al servizio del Paese. Ecco perché nella dialettica politica, fatta di incontri così come di
scontri, la discriminante non è, né può essere per noi solo la piattaforma delle cose da fare, ma una condivisione su taluni valori di fondo e sulle linee generali dello sviluppo democratico. Il ruolo del PDCS è stato e non può essere quindi che positivo.
Lo è perché tra il pragmatismo di chi non ha valori profondi da difendere, e lo schematismo ideologico di chi ha modelli superati da liquidare senza liquidare se stesso, il nostro partito ha la forza libera e grande dei valori fondanti che sostengono la sua azione politica.
La gestione autoritaria del Paese da parte del Governo e della maggioranza, con chiari segni di deficit di democrazia, non ci possono che preoccupare, e impongono alla Democrazia Cristiana di volgere tutto il proprio impegno alla risoluzione dei problemi del Paese prima di ogni altra valutazione politica, di schieramenti o alleanze, vista la situazione disastrosa dopo 18 mesi di scelte sconsiderate.
Abbiamo il dovere verso il Paese di impegnarci e lavorare, ricercando soluzioni condivise, per garantire un futuro anche alle nuove generazioni.
Abbiamo dinanzi a noi tempi difficili. Conosciamo bene le inadeguatezze e i ritardi, i problemi che urgono e i rischi sempre incombenti sulla vita democratica. Ma siamo pronti per una nuova fase di impegno che comporterà scelte precise e coraggiose. Una cosa è certa: il nostro impegno è per San Marino e per tutti i sammarinesi. Non si possono ingannare i sammarinesi.
Purtroppo l’operato di questo Governo e della maggioranza riteniamo non sia stato finalizzato all’interesse collettivo, tutelando i diritti e il legittimo interesse dei sammarinesi. Basti pensare alle vicende del sistema bancario ed al conseguente indebitamento pubblico che impegnerà per decenni le finanze pubbliche togliendo risorse allo stato sociale e agli interventi sulle
infrastrutture, al mondo del lavoro, alla sanità pubblica, alla scuola, al settore turistico, solo per citarne alcune.
Il sistema bancario non può svolgere un ruolo che non è il proprio ed a vantaggio di pochi. Il sistema bancario deve essere funzionale alla crescita e allo sviluppo di uno Stato sostenendo l’economia, le imprese e le famiglie.
Basta leggere a questo proposito alcuni stralci dell’ordinanza del Commissario della Legge Morsiani e della sentenza del Giudice Treggiari di pochi mesi fa, per capire cosa è stato fatto su Cassa di Risparmio e su Asset Banca.
Nell’ordinanza vengono evidenziati interventi alquanto discutibili ed i legami intercorsi fra alcuni componenti del Consiglio di Amministrazione di Cassa di Risparmio, nominati da questo governo lo scorso anno, che intrattenevano rapporti con personaggi esterni alla Repubblica di San Marino e comunque al di fuori del proprio ambito di competenza e dalle istituzioni, arrecando a nostro avviso con le loro decisioni gravi danni al Paese ed alla collettività.
Ed il governo e la maggioranza cosa fanno?
Nell’ultima seduta del Consiglio Grande e Generale sulla nostra richiesta, condivisa con tutte le opposizioni, di revocare le manleve e tutele legali sull’operato di questi amministratori concesse dal governo ed avviare le conseguenti azioni di responsabilità (sia in sede civile che penale) nei confronti degli amministratori, ci siamo visti respingere la nostra richiesta con le più assurde motivazioni!!!
Addirittura il capogruppo di un partito di maggioranza SSD, Giuseppe Morganti, ha dichiarato pubblicamente in Consiglio che queste tutele legali non potevano essere tolte perché certe scelte sono state volute dal Governo in quanto nessun Consiglio di Amministrazione si sarebbe assunto la responsabilità di certe decisioni fra le quali l’accorpamento di Asset Banca in Cassa di Risparmio.
Cari amici questi fatti sono gravissimi perché poi le conseguenze le dobbiamo pagare ciascuno di noi e i nostri figli, perché incideranno anche sulle prossime generazioni.
Allo stesso modo è altrettanto grave che in certi ambienti si continui a parlare di ulteriori possibili fusioni di Banche, senza la necessaria prudenza e chiarezza che la materia richiede, con il rischio di mettere in discussione la solidità delle stesse banche e la perdita di ulteriori posti di lavoro in un settore che in questi anni ha attraversato momenti di grande difficoltà.
Ma il Governo e la maggioranza negano l’evidenza, nonostante quanto dichiarato e documentato nell’ordinanza e nella sentenza di cui sopra.
La crescente consapevolezza in tutti noi che il Paese fosse in mano a persone che invece di fare gli
interessi di San Marino pensa ai propri, che non si cura né del presente né del futuro del nostro
Paese, era ben forte e viva sin dall’inizio dell’operato dell’attuale Esecutivo e, purtroppo, gli accadimenti di questo ultimo anno hanno reso ancora più grave la situazione. Abbiamo veramente toccato il fondo.
Ormai in quasi tutti i settori, soprattutto in quello bancario e finanziario, i vertici apicali di certi organismi sono ricoperti da personaggi forensi, con compensi significativi, i quali svolgono il loro compito e poi vanno via. Se le cose vanno bene sono stati bravi ma il più delle volte gli effetti procurati da certe decisioni sono a carico di tutti noi.
Cari amici, a questo dilagante modo di fare dobbiamo dire basta, dobbiamo smettere di delegare tutte le scelte vitali per il Paese solo ai forensi pensando che abbiano la ricetta magica, dobbiamo riappropriarci della nostra identità e sovranità.
Il quadro generale dei problemi con cui dobbiamo misurarci oggi, dopo 18 mesi di questo Governo è nettamente peggiorato, basti pensare alla partecipazione allo sciopero generale del maggio scorso, partecipazione massiccia di tutte le componenti sociali, economiche e sindacali del Paese e
delle forze di opposizione. A testimonianza di quanto abbiamo detto e continuiamo ad affermare sia in Consiglio che nei vari incontri, dibattiti.
E a chi non ci comprende oggi, a chi ci critica o ci fa criticare, opponiamo la nostra serena coscienza di rendere un servizio alla società sammarinese ed a tutti i cittadini, che in essa vogliamo quali protagonisti.
Già questi 18 mesi di legislatura, consentono di valutare quanto è stato fatto dalla Democrazia Cristiana dal 2008 al 2016 in presenza di una difficile crisi economica mondiale per salvaguardare il nostro stato sociale e per rilanciare il sistema economico. San Marino non può più sopportare nuovi salti nel buio; ha già pagato a caro prezzo l’improvvisazione e la mancanza di esperienza nel gestire le complesse problematiche che il Paese dovrà affrontare.
San Marino non può più sopportare nuovi salti nel buio; ha già pagato a caro prezzo l’improvvisazione e la mancanza di esperienza nel gestire le complesse problematiche che il Paese dovrà affrontare.
L’insufficienza delle risposte offerte dal Governo e dalla maggioranza, è una delle cause delle spinte contestatevi in atto, ma, a mio avviso, il divario tra le tante altisonanti parole e promesse di questo Esecutivo e i fatti concreti è la principale causa del malcontento del Paese e della crisi economica e sociale sempre più forte.
La doppia morale prima o poi non paga.
Non si possono sperperare risorse pubbliche per aiutare qualche banca in difficoltà e poi richiedere sacrifici ai sammarinesi. Spendere migliaia di euro in consulenze e poi fare tagli alla scuola ed alla sanità. Per non parlare degli incarichi diplomatici agli amici, ed alla continua ricerca di racimolare più risorse possibili a destra e manca, impoverendo sempre più il Paese.
La recente approvazione della legge sulla variazione al bilancio dello Stato, avvenuta i primi giorni di agosto quando molti sono in ferie, oltre ad aumentare il disavanzo previsionale dello Stato di oltre 8 milioni di euro, ha previsto un significativo aumento del secondo acconto IGR il cui importo
passa dal 35% al 55%, che tutti gli operatori economici dovranno pagare a novembre, che sommato al primo acconto IGR da pagare a luglio del 35%, porta gli operatori economici a dover pagare in anticipo il 90% dell’imposta IGR dell’anno che ancora non è concluso.
Queste cose unitamente alla così detta patrimoniale che dovremo pagare ad ottobre, metterà in seria difficoltà molte famiglie e molti operatori economici e di conseguenza l’occupazione e quindi la mancanza di una prospettiva di lavoro per molti disoccupati.
E’ questo il Governo della trasparenza? Del confronto? Dell’efficienza? Del rinnovamento? L’azione di questo Esecutivo mette a nudo i limiti di una pratica autoritaria della gestione del potere e direi, in alcuni casi, anche di incompetenza.
Se ormai tutte le associazioni sindacali, le associazioni datoriali, gli ordini professionali, gli insegnanti di ogni ordine e grado, le associazioni di categoria tutte contestano l’operato del Governo, perché il Governo e la maggioranza non si interrogano, non si confrontano con i diretti interessati prima di adottare provvedimenti che riguardano tutta la società civile? Alla prova dei fatti, nonostante i proclami, hanno dimostrato di non essere coerenti e affidabili, hanno perso ogni credibilità. Lo dicono gli atti e i fatti, non è un’invenzione dell’opposizione, non è una critica finalizzata a sé stessa, purtroppo è la triste realtà.
Non c’è trionfalismo in questa constatazione: i problemi sono complessi, la crisi economica mondiale perdura, le soluzioni non sono sempre a portata di mano, ma l’agire politico, che deve esprimere gli ideali, le tendenze e gli interessi di tutta la comunità nazionale, non deve essere subordinato al potere economico e, tanto meno, al potere di pochi.
Dobbiamo creare le condizioni per cui investire a San Marino non solo sia possibile ma possa essere conveniente! Abbiamo a San Marino aziende sane, importanti e di prestigio. Altre possono nascere.
Ma dobbiamo consolidare lo stato di diritto, la certezza del diritto, la certezza che se un imprenditore rispetta le leggi non deve temere per il suo lavoro. La certezza che non siamo in un paese di burocrati, ma un paese dove i tempi sono celeri e i provvedimenti equi. Dobbiamo dare più lavoro ai giovani, sostenere le famiglie in difficoltà e non aumentare la pressione fiscale.
SANITÀ’ E FONDI PENSIONE
La difficile situazione del sistema previdenziale, mutualistico ed assistenziale continua ad essere quasi giornaliero motivo di cronaca e di polemiche. Anche in questo settore le scelte, o per meglio dire le non scelte, della politica di questa maggioranza stanno portando al collasso il nostro
sistema sanitario, ricorrendo affannosamente e non fornendo risposte alle le esigenze della collettività.
Colgo qui l’occasione per ringraziare gli amici impegnati nel gruppo sanità del partito. La DC da oltre un anno non si è limitata a segnalare le criticità e rivolgere solo critiche sulla gestione fallimentare dell’ISS, ma ha formulato proposte concrete per il rilancio del nostro sistema sanitario.
Il Governo però tira dritto e le cose giorno dopo giorno peggiorano.
Il principio fondamentale da cui non si può prescindere è che la tutela della salute dei cittadini è un obbligo della collettività, è un dovere dello Stato. La razionalizzazione del sistema affinché l’assistenza sanitaria, ospedaliera e farmaceutica possa essere garantita e migliorata qualitativamente non è più rimandabile e certamente non è possibile continuare a gestirla secondo criteri disorganici.
Siamo ben coscienti che il discorso sulla previdenza e sulla mutualità non sia semplice, ma l’azione delle forze politiche maggioritarie si è sviluppata nei confronti dei problemi della sicurezza sociale senza un disegno di fondo, senza un principio animatore, senza una prospettiva di sviluppo. Vorrei sottolineare che è fondamentale il coinvolgimento di tutte le parti sociali, un aspetto valido in tutti gli ambiti, ma particolarmente sentito nell’ambito previdenziale. I fondi pensione sono dei lavoratori e qualsiasi decisione al riguardo deve coinvolgere come primi interlocutori, le forze sociali e sindacali.
Non possono essere messi a rischio con decisioni scellerate e non sufficientemente ponderate, magari solo per far quadrare i conti pubblici che risentono fortemente delle scelte errate di questi ultimi 18 mesi, soprattutto nel settore bancario e finanziario.
La riforma pensionistica non può ridursi a tagli alle pensioni e maggiori aliquote sulla base di calcoli e proiezioni tecniche. La riforma va inserita in un quadro più ampio, da un lato destinando risorse pubbliche a sostegno dello stato sociale e dall’altro operando per allargare la base imponibile che sostiene con la propria contribuzione i fondi pensionistici. La riforma pensionistica corre sullo stesso binario degli interventi per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Questo paese non può più sopportare altri danni causati dall’improvvisazione ed incapacità del governo e della sua maggioranza.
Sotto questo profilo è estremamente positivo che i sindacati, le forze sociali, i cittadini, i pensionati abbiano ritrovato un comune denominatore nello sciopero del maggio scorso. Anche qui il governo e la sua maggioranza, ormai in evidente stato di confusione, sceglie di condannare lo sciopero anziché cogliere l’occasione per riaprire un confronto con il paese.
Se non si collega il problema degli obiettivi a quello delle forze, ogni proposta rimane sterile, ogni provvedimento non condiviso rischia di non raggiungere i risultati desiderati.
Certamente è un discorso complesso e delicato; ma a chi pensa di relegare le scelte su questi temi ad una cerchia ristretta di “addetti ai lavori” rispondiamo tranquillamente che in questa materia gli addetti ai lavori sono tutti i cittadini e i loro rappresentanti !!!!
In una società democratica ed avanzata, in un società sempre più articolata, la decisione finale, la visione globale – quella che investe il bene comune – va riportata alla fonte della sovranità popolare e delle sue espressioni legislative ed esecutive; e ciò va fatto anzitutto stimolando un aperto e franco confronto tra le categorie produttive – lavoratori, imprenditori e dirigenti – e investendo tutte le forze sociali, culturali e politiche.
Questo Governo e questa maggioranza hanno dimostrato solo autoritarismo e non autorevolezza. In un corretto regime democratico l’autorevolezza è strettamente connessa con l’efficienza del suo operare, con il prestigio della sua composizione ma soprattutto con la rispondenza che sa suscitare nel Paese, non sono stati in grado di essere autorevoli ma solo autoritari.
SCUOLA
Con riguardo alla scuola si rileva anzitutto una certa carenza di impegno in un settore che è determinante per lo sviluppo civile, democratico ed economico. Lo si può dedurre, in primo luogo
dalle risorse destinate al comparto. Infatti il Decreto Delegato n. 83 del 10 luglio scorso, aspramente criticato dalle famiglie, dal corpo docente di ogni ordine e grado e dai sindacati, evidenzia chiaramente l’unico scopo che persegue: tagli lineari nella scuola. Come se la formazione, l’istruzione dei nostri figli, dei nostri giovani potesse sottostare ad una pratica puramente contabile!!
Ora, se è comprensibile e per certi versi doveroso, riformare e riorganizzare il nostro sistema scolastico tenendo conto delle trasformazioni che stanno avvenendo nel nostro tessuto sociale ed economico, questi interventi di riorganizzazione e di riforma non potranno avvenire senza il preventivo e indispensabile confronto con i diretti interessati, le famiglie, il corpo docente e gli operatori del settore. Un confronto al quale non ci si può e non ci si deve sottrarre perché oggi più di ieri occorre riconoscere che l’educazione dei giovani è il risultato di un insieme di processi nei quali devono essere coinvolti ed ascoltati tutti coloro che possono dare un contributo fattivo all’affronto di una delle principali emergenze del nostro tempo com’è quella del bisogno educativo delle giovani generazioni.
Gli obiettivi di una politica della scuola devono dunque essere prioritariamente inquadrati in questa visione unitaria e non sottostare a contingenti esigenze di tipo meramente economico. Purtroppo, anche se il Governo e la maggioranza si sono prodigati a difendere il testo del Decreto, che a prima vista può dare l’impressione di un’innocua “leggina”, a ben considerare se ne scorge subito la filosofia riduttiva con tutta la carica di conseguenze ben difficilmente sanabili se il Decreto, come richiesto dalle famiglie, docenti e sindacati, non verrà ritirato o significativamente rivisto!!
GIUSTIZIA
Anche in questo settore fondamentale dello Stato, nell’amministrazione della giustizia, sono state compiute scelte politiche a dir poco discutibili. Penso siano note a tutti le vicende della rimozione a marzo scorso del Magistrato Dirigente senza che una norma specifica lo preveda, la denuncia al Presidente della Commissione Affari di Giustizia che ha tentato assieme agli altri componenti di opposizione di opporsi a queste scelte.
IL PDCS ha sempre operato per garantire l’indipendenza della Magistratura, tutta la magistratura non solo una parte di essa, assicurandone condizioni di prestigio nel rispetto dell’alta funzione. Ogni sforzo deve essere fatto in questa direzione che attiene ad uno dei rapporti più delicati e fondamentali per la fiducia dei cittadini nello Stato, cui l’amministrazione della giustizia e la stessa indipendenza dei giudici sono finalizzate. Ma anche in questo settore le azioni messe in campo da questo Esecutivo e dalla maggioranza sono a nostro avviso alquanto deplorevoli.
Prima di concludere vorrei soffermarmi un attimo su un altro tema che è stato oggetto ieri sera di un significativo confronto fra tutte le forze politiche, che poneva l’attenzione sull’assetto istituzionale più idoneo per garantire una democrazia partecipata e rappresentativa del paese, ossia la legge elettorale.
La legge in vigore dal 2007, nell’ultima tornata elettorale, ha mostrato tutti i suoi limiti. Nata per orientare le forze politiche verso un sistema bipolare, ha mostrato come, in presenza di tre o più coalizioni con il ricorso al ballottaggio, finisce per premiare eccessivamente una coalizione che può non rappresentare la maggioranza del Paese.
Nelle ultime elezioni il ricorso al ballottaggio ha visto la coalizione vincente premiata con un aumento di 15 seggi rispetto a quelli che proporzionalmente le erano stati attribuiti al primo turno e questo a scapito delle forze che complessivamente rappresentavano la maggioranza degli elettori. Si tratta dunque di una questione grave che lede la democrazia rappresentativa, una questione di cui è stata valutata l’incostituzionalità anche in Italia.
Quindi è più che mai necessario rivedere questo meccanismo della legge elettorale vigente, al fine di ristabilire la giusta rappresentanza delle forze politiche rispetto ai consensi ottenuti, ferma restando l’esigenza di garantire la governabilità del Paese. Proprio per queste ragioni e per garantire l’espressione della sovranità popolare a breve sottoporremo ai sammarinesi un referendum di indirizzo, volto a garantire la legittima rappresentanza politica: è in fase di costituzione il comitato promotore che darà avvio all’iter referendario. Pertanto invito tutti quanti voi a sostenerci in questa battaglia, per garantire un Paese con regole democratiche certe e rappresentative di tutti i suoi cittadini.
Le posizioni illustrate in questo intervento ritengo rappresentino non solo il risultato di un’analisi degli accadimenti di questo ultimo anno, ma un’approfondita e attenta presa di coscienza degli essenziali valori ed aspirazioni emerse nel nostro partito, del sommovimento sociale, culturale e morale esistente nel nostro Paese, dei motivi di vita e di speranza che soprattutto i giovani da noi attendono e pretendono.
La nostra azione resta fedelmente e fieramente ancorata ai valori cristiani e vuole influire direttamente nella e sulla società. Rifiutiamo ogni mediazione permanente e collaterale, ogni delega della nostra statualità e rappresentatività sociale a qualsiasi potentato interno od esterno. Vogliamo che i sammarinesi, tutti i cittadini-lavoratori riprendano nelle loro mani con sempre più vigore l’iniziativa sociale, in cui la partecipazione alla costruzione comune della città dell’uomo sia libera, libera da condizionamenti clientelari o monopolistici, libera da quelle ipoteche che spesso scoraggiano qualsiasi partecipazione al dovere di costruire insieme il nostro futuro.
Cari amici, dobbiamo dunque fare chiarezza, prima di tutto: San Marino è e deve restare dei sammarinesi, non dobbiamo perdere le leve di pilotaggio e farci confondere, ma restare uniti e difendere i nostri ideali di libertà, pace e solidarietà.
Il nostro partito, forse più degli altri, ha l’immensa responsabilità di stimolare e sorreggere un lavoro lungo e paziente di dibattito, di ricerca, di confronto e dobbiamo farlo con infinita fiducia ed umiltà, per il futuro della nostra Repubblica.
Qui colgo anche l’occasione della Festa dell’Amicizia, per ringraziare il capogruppo Alessandro Cardelli e tutti i consiglieri, il Presidente del Consiglio Centrale Luca Beccari ed i componenti della Direzione, Lorenzo Bugli ed i ragazzi del Movimento Giovanile, i segretari ed i direttivi di sezione, per l’enorme lavoro che si è fatto in consiglio e nel Paese a sostegno dell’attività della Democrazia Cristiana e per il sostegno al lavoro della Segreteria del Partito in una fase politica così difficile.
Rinnovo il mio più sentito ringraziamento ai Segretari di sezione, ai Direttivi e agli iscritti delle Sezioni di Serravalle, Dogana e Falciano, ai volontari, al Comitato Promotore, al nostro Movimento Giovanile: senza di voi tutto questo non sarebbe stato possibile!
A tutti gli iscritti e ai simpatizzanti, rivolgo l’invito di starci vicino, perché solo INSIEME costruiremo il bene del nostro amato Paese.
Viva la Democrazia Cristiana, viva San Marino