A San Marino si parla giustizia riparativa, un tema che già da molto tempo è sottoposto all’interesse degli organismi internazionali, i quali spingono gli Stati a promuovere al loro interno politiche riparative e di sostegno della vittima.
Questa evoluzione, verso risposte meno afflittive e più efficaci nel controllo del crimine, può essere considerata -appunto- la giustizia riparativa, che rappresenta la sfida cruciale del nuovo millennio ai modi tradizionali di risolvere i conflitti e prevenire la criminalità.
Ho ascoltato con grande attenzione l’emozionante orazione della Ministra Cartabia , in occasione della cerimonia di investitura dei nuovi Capitani Reggenti.
In particolare sono stata profondamente colpita nell’ascoltare -dalle parole della Ministra- l’importanza ed il riconoscimento del grande valore attribuito al lavoro svolto in questi ultimi anni verso il consolidamento a San Marino della giustizia riparativa, piuttosto che nell’impegno profuso per la realizzazione di un nuovo carcere, come spesso annunciato -e auspicato- dallo scorso governo che oltre a consolidare un modello punitivo anacronistico avrebbe fatto spendere alle casse dello Stato diversi milioni di euro per realizzare l’ennesima costruzione di cemento armato.
“Si deve partire dal dialogo, che presuppone l’ascolto attento delle ragioni dell’altro, per abbandonare la violenza della prevaricazione e – in particolare, nei rapporti tra Stati – ricomporre le controversie affidandosi al rispetto del diritto”- ha sottolineato il Guardasigilli.
Partendo, naturalmente, dal presupposto che il carcere venga mantenuto per le situazioni legate alla pericolosità sociale o per coloro che commettono reati contro la persona a San Marino, da tempo, i molti operatori del settore lavorano per cambiare il senso della giustizia relativa all’esecuzione della pena. Il senso da attribuire alle misure di restrizione della libertà, all’alternativa al carcere, devono andare in una direzione diametralmente opposta alla punizione e al castigo perché la giustizia deve risanare lo strappo che si crea tra la società e chi ha commesso un reato. In un contesto sociale come il nostro, in cui le relazioni interpersonali sono amicali e familiari, non è corretto punire le persone o metterle alla gogna mediatica facendogli scontare processi sociali ancora prima che processi di fatto. L’istigazione all’odio serve solo a promuovere ed alimentare il senso di cattiveria, di giustizialismo e di vendetta nella società, concetti e sentimenti questi che sono opposti a quelli che devono animare un paese civile, virtuoso, accogliente e tollerante. Una società civile che si rispetti si misura sull’attribuzione del valore delle persone, sulla loro possibilità di cambiare, di recuperare, di fare in modo che gli sbagli possano diventare opportunità di cambiamento, di analisi critica e che dagli errori possa in seguito scaturire la possibilità e l’occasione di cambiamento.
Questo è il compito della Giustizia riparativa, questo è l’obiettivo di una società virtuosa. Ed e’ proprio ciò che si sta facendo a San Marino dove politica , tribunale , forze dell’ordine e operatori sociali hanno attivato protocolli, sensibilizzato il territorio, valorizzato i rapporti con le Giunte di Castello e messo in campo un lavoro coordinato e ben definito volto all’inclusione, all’accettazione di chi ha sbagliato e vuole avere l’opportunità di cambiare anche con il giusto sostegno sociale.
Nel pacchetto di riforme della giustizia recentemente approvato da questa maggioranza, è previsto, anzi favorito, il ricorso alla giustizia riparativa al fine di dare la giusta rilevanza alle misure alternative alla pena, misure che hanno lo scopo di mantenere la persona nel proprio contesto familiare e sociale con un supporto rieducativo che, come indicano gli studi e le statistiche, ha il compito di contrastare il pericolo che l’individuo possa tornare a compiere dei crimini, non isolando le persone ma dandogli l’opportunità di cambiare in meglio la propria situazione. Questo beneficio favorisce la persona e determina l’aumento del livello di sicurezza nel Paese.
Queste preziose riforme, verso le quali la Ministra della Giustizia Cartabia -attraverso la sua orazione- ha sottolineato l’ apprezzamento del significativo percorso di cambiamento di San Marino, in linea con le indicazioni internazionali e le raccomandazioni del GRECO. Un segnale forte dunque, che va a smarcare la politica sammarinese da un vecchio modello e lo proietta verso un percorso di cambiamento positivo, che restituisca ai poteri dello Stato la corretta autonomia e che ripristini -tra loro- il giusto grado di collaborazione.
Francesca Civerchia