Contro lo spopolamento: un patto tra generazioni per ridare vita ai nostri Castelli

15/09/2025

Eccellenze  e colleghi consiglieri,

mi ha colpito molto un articolo sugli organi di stampa di fine agosto :

“Spopolamento e calo demografico, i Vescovi : Non accompagniamo i territori al suicidio assistito”

Tra i 139 firmatari della lettera aperta a Governo e parlamento italiani, il vescovo di San Marino- Montefeltro Domenico Beneventi. Dai pastori delle chiese locali suggerimenti di cui anche il Titano potrebbe fare tesoro.

  • Colleghi oggi con voi , in questa aula , voglio affrontare questa problematica di grande importanza , con considerazioni che potranno far scaturire , mi auguro in una prossima seduta consigliare, un dibattito su un tema che ci sta a cuore : lo spopolamento dei centri del nostro paese.

È un problema che non possiamo più permetterci di ignorare, perché rischia di trasformare i nostri castelli in luoghi silenziosi, privi di vita e di prospettiva.

Abbiamo già sentito, nei mesi scorsi, l’intervento del segretario Ciacci sul tema della casa e degli affitti, così come le riflessioni del nostro  vescovo Beneventi. Entrambi hanno sottolineato un punto fondamentale: se vogliamo un futuro per le nostre comunità, dobbiamo agire adesso, con coraggio e con visione.

  • Mi fa piacere che proprio venerdì scorso con la firma della convenzione, siglata dai segretari di stato alla finanze Gatti Marco e al territorio Ciacci Matteo e le banche Carisp-BSM-Bac, si possono chiedere prestiti e mutui con garanzia dello stato per la prima casa.

Lo svuotamento dei centri storici e dei nostri paesi non è soltanto una questione demografica: è una questione di identità, di cultura e di comunità. Dove mancano i giovani, mancano le famiglie, mancano le attività commerciali e pian piano si perde anche quel tessuto sociale che da sempre ha fatto la forza dei nostri territori.

  • Cosa possiamo fare, dunque, per invertire questa rotta?
  1. Favorire lo Smart Working

Oggi la tecnologia ci offre una possibilità concreta: lavorare a distanza. Se riuscissimo a creare condizioni favorevoli – con spazi di co-working, una buona connessione internet e incentivi alle aziende – molti nostri ragazzi e ragazze potrebbero scegliere di restare nei propri paesi, vicino alle famiglie, senza rinunciare alle opportunità professionali.

  1. Incentivare la vita comunitaria

Non basta vivere in un luogo, bisogna sentirlo proprio. Dobbiamo creare spazi di aggregazione, attività ricreative, culturali e sportive. Serve un calendario di iniziative che dia vitalità ai centri, che inviti i cittadini a ritrovarsi e che ridia orgoglio all’appartenenza al proprio castello.

  1. Sostenere le nuove attività

Aiutare chi ha il coraggio di aprire un negozio, un laboratorio artigiano, un piccolo bar o un ristorante, B&B .

Ogni nuova attività non è solo un lavoro, è un pezzo di comunità che resta vivo.

  1. Valorizzare le case e il patrimonio esistente

Troppo spesso nei nostri centri storici ci sono case vuote, abbandonate o non sfruttate. Servono politiche mirate per ristrutturarle e renderle accessibili ai giovani, con affitti sostenibili e incentivi a chi sceglie di viverci stabilmente.

  • In sostanza è un circolo  che gira intorno a se stesso. Per viverci nei paesi servono lavoro e servizi, servono risorse!! Servono idee. Dobbiamo trovare gli uni e gli altri. Ne va della nostra identità.

Mi auguro che se dopo  l’accordo di associazione UE vi saranno attività importanti che vogliono investire, venga loro favorito l’insediamento (ovviamente con incentivi) nei centri storici del nostro paese .

Mi auguro che la mia proposta di  istituire un fondo per agevolare l’apertura di negozi, di affitti e acquisto di attività per giovani generazioni, nei centri storici e nei castelli più periferici, trovi la collaborazione ed il sostegno bipartisan di questa aula. Altrimenti rimarremo allo stato  solito di “chiacchiere”.

Allora davvero assisteremo al cosiddetto “ suicidio assistito di queste realtà.”

  • Quello che vogliamo costruire è un patto tra generazioni: chiediamo ai giovani di restare, e noi come istituzioni dobbiamo garantire loro le condizioni per farlo. Perché la vera ricchezza non sono i muri o i palazzi, ma le persone che li abitano, li curano e li fanno vivere.

Lo spopolamento non è un destino ineluttabile: è una sfida che possiamo affrontare insieme, con visione, con coraggio e con amore per la nostra terra.

Ridurlo significa ridare speranza, dignità e futuro alle nostre comunità. E questo, cari colleghi, è il compito più grande e più nobile che abbiamo davanti.

Grazie.