Siamo qui per presentare la squadra di donne e di uomini che la DC offre al paese per organizzare la vita della nostra comunità e i contenuti di quella che secondo la DC dovrebbe essere la proposta per la prossima legislatura riguardo ai vari piani: quello istituzionale, quello economico, quello sociale, quello ambientale, e soprattutto riguardo al metodo, al modo col quale coinvolgere la cittadinanza.
C’è un principio che ha sempre ispirato la mia modalità di affronto dei vari compiti di responsabilità che nella vita finora sono stato chiamato a ricoprire: “Se vuoi costruire una barca, non radunare gli uomini per tagliare la legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare, vasto è infinito”. Quello che muove l’uomo è l’ideale, un’ideale capace di abbracciare tutto quello che l’uomo in fondo desidera, verità, giustizia, bellezza, bene, quello cioè che può dare all’uomo l’energia per spendersi, per costruire il bene comune.
Il nostro programma contiene quattro parole che cercano di dare senso a tutti i temi nei quali poi il programma si dettaglia in tutta la complessità che la vita della nostra comunità, anche se piccola, inevitabilmente comporta.
Le parole sono: democrazia e libertà, sostenibilità e solidarietà.
La libertà è la bandiera della nostra Repubblica: “Benvenuti nell’antica terra della libertà” si legge varcando il confine. Ma cos’è la libertà? Questa è la domanda che messer Ranieri nel 1296 pose ai fieri montanari che abitavano il Monte Titano per verificare lo spirito di questi abitanti. Due risposte mi sembrano particolarmente significative. Gianni da Sterpeto: “L’uomo è libero e non deve essere sottoposto ad alcuno”. Martino da Montecucco: “L’uomo nasce libero e possiede il suo e di ciò non è tenuto ad alcuno se non al Signore nostro Gesù Cristo.
La libertà, dunque, è il riconoscimento della dignità e del valore con cui ognuno viene al mondo, con quella domanda di senso che nell’esperienza del cristianesimo, come indica la nostra storia, trova il suo compimento, fa di un essere umano una persona. Una dignità che non è violabile da nessun potere di questo mondo. E la democrazia è la forma di governo più rispettosa che finora le comunità hanno saputo darsi perché l’esercizio del potere avvenga nel rispetto di questa libertà.
Le altre due parole sostenibilità e solidarietà dicono che questa libertà, questo rispetto della libertà di ciascuna donna e di ciascun uomo, non può avvenire se non nella solidarietà, se non in un legame che unisca l’uno all’altro e faccia di una comunità un popolo. L’uomo non è libero perché non ha legami, ma è libero quando può vivere legami che siano rispettosi della sua dignità. Dal momento della nascita l’uomo scopre questo: si sente tanto più libero quanto più è sicuro dei legami che gli sono necessari per vivere e raggiunge la sua maturità quando sente di divenire egli stesso capace di costruire questi legami, non quando tenta di vivere come se, di questi, non ne avesse bisogno.
Tutte le proposte organizzative della vita del nostro paese che troverete nel programma dovrebbero essere il tentativo di declinare questa concezione della persona nel dettaglio della vita concreta. Ma è proprio questa ispirazione ideale che fa capire che ogni forma di risposta concreta va realizzata e perfezionata con il coinvolgimento di tutti coloro a cui questa risposta si rivolge ed è questo che fa del potere un servizio e non un’imposizione. Una risposta è buona se stimola il protagonismo dei cittadini, non se lo reprime.
Nel 1965, dopo 8 anni di responsabilità di governo del PDCS, nel quinto Congresso il segretario generale Zaccaria Savoretti diceva: “Noi siamo convinti che per governare i popoli non bastino i programmi pur belli che siano. L’azione di colui che governa non potrà mai ottenere gli effetti migliori se non è soggetta ai dettami di una coscienza animata da una fede religiosa…”. Cioè dove la politica sia mossa da una spinta ideale capace di rispettare tutto l’uomo.
C’è bisogno di uomini e di donne che nell’azione politica, nei suoi contenuti e soprattutto nel metodo, nel modo di generarsi e di porsi, rispettino questo ideale di dignità e di libertà della persona e riconoscano qual è il fondamento della nostra comunità.
Cosa ci fa essere popolo se non questo ideale? Come cercare un bene comune se non c’è unità di popolo?
Ora che ci apprestiamo a rafforzare ulteriormente il nostro rapporto con l’Europa, cosa ci abilita a questo passaggio se non una rinnovata consapevolezza della identità che ci costituisce?
L‘Europa stessa avrà bisogno della testimonianza di questo ideale, di un esempio di convivenza pacifica in un contesto in cui il pericolo della guerra si fa sempre più vicino; allo stesso modo San Marino avrà bisogno dell’aiuto dell’Europa per rendere sostenibili, tecnicamente e finanziariamente, le trasformazioni che dovrà apportare all’organizzazione della vita interna del paese per stare al passo con le nuove esigenze.
La consapevolezza di questo compito e l’esperienza di quello che storicamente ha generato di positivo, ma anche la consapevolezza degli errori e delle occasioni in cui questo compito è stato tradito, anche nell’azione del nostro partito, questa consapevolezza è quello che il PDCS può offrire, con i suoi candidati e con il suo programma, alla comunità dei sammarinesi. Lo può offrire, ma non lo può imporre. Democrazia significa che il potere rimane al popolo il quale delega funzioni al Consiglio, al Congresso e agli organi dello stato. Quindi il tema del coinvolgimento e della ricerca della condivisione rimane fondamentale.
Questo è lo spirito con cui io auspico che il PDCS possa affrontare questa campagna elettorale e prendere con responsabilità il mandato che i cittadini vorranno affidare a coloro che hanno dato disponibilità a candidarsi.