Virgilio Falco, Vicepresidente dell’IYDU: “Convincere un giovane ad impegnarsi per il proprio futuro: la vera sfida è riuscire a integrare chi ha idee diverse dalle proprie”
Per prima cosa ti chiedo brevemente di presentarti ai nostri lettori: chi sei e di cosa ti occupi
“Mi chiamo Virgilio Falco, ho 31 anni e mi sono occupato per tanti anni di rappresentanza studentesca e giovanile. Attualmente sono il Vice Presidente dell’IYDU, l’organizzazione internazionale che si occupa di rappresentare i movimenti giovanili moderati e di centrodestra di tutto il mondo e precedentemente sono stato a capo di EDS, che è il movimento studentesco del PPE. Queste ultime esperienze mi hanno portato a conoscere esempi di protagonismo giovanile in tutto il mondo e quindi non poteva mancare la straordinaria e peculiare esperienza dei Giovani della Democrazia Cristiana della vicina San Marino”.
Quali ragioni dovrebbero/potrebbero spingere un giovane a dedicarsi alla politica attiva specialmente in un momento di forte criticità come quello che stiamo vivendo?
“Viviamo in una società dove sempre meno l’attore istituzionale e l’interesse pubblico sono al centro della logica con cui si fanno le scelte che definiscono le regole della nostra convivenza. Sempre più attori economici, sociali e tecnologici hanno un impatto nella nostra vita di tutti i giorni, spostando il luogo delle decisioni dai consessi dove tutti, attraverso un meccanismo democratico, possono prender parte a luoghi più chiusi, lontani da obblighi di trasparenza e dal giudizio pubblico. Date queste premesse, è sempre più difficile convincere un giovane ad impegnarsi per il proprio futuro e quello degli altri impegnandosi nella cosa pubblica. Nelle esperienze che ho potuto vedere, ha sempre effetto la forza dell’esempio: quando un leader giovanile riesce ad aggregare dando la sua disponibilità a mettersi in gioco su tutte le questioni, a dedicare il suo tempo in modo volontario all’analisi, alla discussione e al confronto, quando alle sicurezze derivanti dal gruppo chiuso si accetta la sfida di integrare chi può avere idee differenti dalle proprie, lì vedo la potenzialità di un progetto vincente e ammetto che è quello che ho visto frequentando i GDC e il suo capo Lorenzo Bugli”.
Qual è il valore della formazione per un giovane che desidera avvicinarsi al mondo della politica?
“La formazione è centrale, ma gli strumenti di questa formazione sono cambiati: fino a pochi anni fa c’erano le scuole di partito, le feste (che so tenete ancora vive, Covid permettendo, sul Monte Titano) oggi chiaramente se non sai usare un computer o i social network sei messo fuori gioco. Al tempo stesso c’è un equilibrio tra moderno e passato che trova il suo campo nella partecipazione che è essenziale nella formazione politica: essere parte attiva di una comunità, essere presente nella risoluzione di problemi, mettere insieme persone e idee per un bene superiore è qualcosa che nessuna tastiera potrà mai sostituire e che rappresenta al giorno d’oggi la certezza di avere un percorso politico in crescendo, soprattutto nella vostra Repubblica fatta di problemi tangibili e meno virtuali di quelli che possono accadere in grandi paesi”.
Come valuti i rapporti che intercorrono al momento tra San Marino e Italia anche e specialmente a livello giovanile?
“Credo che mai come ora il bilancio dei nostri rapporti sia decisamente positivo: a livello partitico i GDC sono perfettamente integrati all’interno delle strutture giovanili del PPE come nei consessi mondiali, e il nuovo governo so che sta lavorando per costituire il Consiglio dei Giovani di San Marino dove sono convinto potrò dare una mano anche per le mie esperienze a livello del forum europeo e italiano della gioventù. Non possiamo dunque che essere molto soddisfatti dei nostri rapporti e la nostra integrazione, nella speranza che una volta finita la pandemia si possa tornare ad avere quello scambio e quel dialogo di persona a cui siamo stati abituati negli ultimi anni”.