“Sì ad un utilizzo intelligente della cannabis: ben venga l’utilizzo medico e terapeutico, ma ribadiamo la nostra contrarietà ad ogni altro utilizzo”.
Lorenzo Bugli, consigliere del PDCS e presidente dei GDC, sintetizza così il suo pensiero su un argomento che è oggi elemento di dibattito in Repubblica. Nei giorni scorsi Bugli, insieme al Segretario di Stato alla Sanità Roberto Ciavatta, ad esponenti delle varie forze politiche ed operatori specializzati, è stato ospite del programma “Viceversa”, in onda su San Marino RTV, dedicato proprio al tema delle droghe leggere.
“Il primo dato che emerge, a seguito del dibattito sviluppatosi in trasmissione, è in genere un’unita di intenti e vedute da parte di tutte le forze politiche sul futuro della cannabis a San Marino, anche se permangono naturalmente alcune divergenze di orientamento su liberalizzazione e legalizzazione. Il punto fermo da cui dobbiamo partire è un’apertura a 360 gradi sul ricorso alla cannabis quale strumento terapeutico per il trattamento di determinate patologie, anche nell’ottica di una produzione in loco che potrebbe diventare per tante piccole e medie aziende volano di crescita, stimolando l’economia sanitaria interna ma anche quella italiana. Il tutto rimarcando l’importanza di procedere passo a passo con le scelte adottate nella vicina Italia, rispetto alla quale non possiamo permetterci fughe in avanti. Permangono al contempo divisioni sul possibile uso ricreativo. Il PDCS rimarca un no secco verso qualsiasi utilizzo alterante di determinate sostanze. Sostanze che in alcuni casi si rivelano purtroppo strumento di evasione dalla vita di tutti i giorni, da situazioni familiari difficili, o più in generale un palliativo rispetto alla crisi dei valori o a quello che noi consideriamo essere uno dei grandi mali del nostro secolo: il nichilismo. Molti dati che ci sono pervenuti dimostrano che vi è un continuo aumento dell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, incluse quelle sintetiche. Alla politica il compito di predisporre i necessari anticorpi e di avviare un’opera di prevenzione e monitoraggio. Credo che sia necessario creare nel nostro Paese delle barriere capaci di generare consapevolezza nei giovani, disincentivando ma allo stesso tempo facendoli sentire protagonisti. Un’azione che deve partire in primis dalla scuola, primo vero baluardo contro il dilagare del fenomeno. Ma un altro aspetto fondamentale sarà potenziare le forme di aiuto e sostegno verso le persone con problemi di dipendenza, con l’obiettivo di condurle al di fuori della strada che hanno imboccato e spingerle a ripartire e a ritrovare un posto in società. Comunità e centri in cui i giovani possano riscoprire il valore dello sport, dell’artigianato, del fare impresa, della musica e dell’arte. Questo deve fare la politica: impegnarsi per una sana e corretta crescita di ragazzi e ragazze attraverso la diffusione di una cultura basata sulla responsabilizzazione. Importante affermare questo messaggio: la cannabis non va vista come un’occasione di svago, ma solo come un potenziale strumento per migliorare i nostri trattamenti sanitari, magari anche in un’ottica di sviluppo economico, ma sempre mettendo al centro la persona e la lotta a qualsiasi tipo di abuso”